Livorno e i Lefroy

I vecchi cimiteri sono sempre luoghi molto piacevoli. In genere sono ovviamente molto silenziosi (a meno che non siano a ridosso di qualche strada trafficata) e, altrettanto ovviamente, pieni di storie interessanti che hanno il pregio di essere evocate con le poche parole di una lapide, quasi mai sincere ma spesso rivelatrici.

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L’antico cimitero degli inglesi di Livorno (nato nel 1644, e quindi il più antico di questo genere in Italia) non fa eccezione. Si trova in pieno centro, vicino a via Verdi, e la sua storia, insieme a un’accurata ricostruzione delle vicende che lo hanno riguardato nel corso di più di tre secoli e mezzo, si può leggere in un libro pubblicato di recente: Un archivio di pietra: l’antico cimitero degli inglesi di Livorno, a cura di Matteo Giunti e Giacomo Lorenzini, Pacini Editore, Pisa, 2013.

Oltre all’interesse per un luogo storico e poco conosciuto, il cimitero ha anche, per un austeniano, un’attrattiva in più per un particolare che lo lega, sia pure indirettamente, a Jane Austen. Nel cimitero, infatti, ci sono cinque sepolture riconducibile alle famiglie Lefroy e Langlois, ovvero ai parenti prossimi di quel Tom Lefroy che fu il primo flirt conosciuto della scrittrice inglese.

 

La tomba di Anthony Lefroy
La tomba di Anthony Lefroy
Tom Lefroy
Tom Lefroy

Tom (Thomas Langlois Lefroy, 1776-1869) era figlio di Anthony Peter Lefroy (1740-1819) e il nonno e la nonna paterni erano Anthony Lefroy (1703-1779) e Elizabeth Langlois (1720-1782), che era figlia del socio di Anthony a Livorno, Peter Langlois. I due figli della coppia, l’Anthony Peter padre di Tom e il fratello Isaac Peter George (1745-1806) nacquero a Livorno, ma poi andarono a studiare in Inghilterra, alla King’s School di Canterbury. Anthony Peter si trasferì successivamente in Irlanda, dove nacque Tom, mentre Peter Isaac George era un vicino degli Austen, visto che era pastore nella parrocchia di Ashe, a poca distanza da Steventon. Era sposato con Anne Brydges (1749-1804), conosciuta come “Madam Lefroy”, che fu sempre molto amica di JA, nonostante avesse venticinque anni più di lei. Uno dei figli della coppia, Benjamin, sposò nel 1814 Anna Austen, figlia di James, il fratello maggiore di JA, e della prima moglie Anne Mathew. I legami di parentela tra i Lefroy e gli Austen non si esaurirono con questo matrimonio, ma continuarono nella generazione successiva, quando la figlia primogenita di Anna e Benjamin, Anna Jemina, sposò il cugino Thomas Edward Preston Lefroy, figlio di un fratello di Tom Lefroy che si chiamava anche lui Anthony come il padre e il nonno (non è facile districarsi tra queste parentele intrecciate, anche perché la fantasia nell’attribuzione dei nomi dei figli non era evidentemente molto sviluppata).

Per quanto riguarda i Langlois, il personaggio più conosciuto in ambito austeniano è Benjamin (1727-1802), zio di Tom Lefroy in quanto fratello della nonna Elizabeth Langlois, che si prese cura del nipote permettendogli di studiare legge a Londra.

Nel cimitero di Livorno sono sepolti Anthony Lefroy (il nonno di Tom) insieme a due suoi figli morti nello stesso anno della nascita: Julia Phoebe (1739) e John Benjamin (1748). I Langlois sono due: Peter (Pierre, 1673-1737) e la moglie: Julie de Monceau de la Mellonière (1688-1727), genitori di Elizabeth, la moglie di Anthony Lefroy senior, e quindi bisnonni materni di Tom.

Le tombe dei Langlois, con gli stemmi delle rispettive famiglie
Le tombe dei Langlois, con gli stemmi delle rispettive famiglie

Sia i Lefroy che i Langlois erano ugonotti e a Livorno esercitavano il mestiere di mercanti. I Lefroy fuggirono dalla Francia dopo la notte di San Bartolomeo (23-24 agosto 1572), durante la quale furono massacrati migliaia di loro correligionari, mentre i Langlois, di Montpellier ma originari della Normandia, andarono in Inghilterra, e poi a Livorno, dopo l’editto di Nantes del 1685, che fu un altro momento di diaspora degli ugonotti.tomba_smollett Ma tra le tombe del cimitero si possono trovare anche altri riferimenti letterari, stavolta più diretti; per esempio quella di Tobias Smollett (1721-1771), un autore non molto conosciuto in Italia ma molto celebre ai suoi tempi, tanto che nel libro dedicato al cimitero citato all’inizio si può leggere (pag. 26): “… in una riunione della commissione dei mercanti che si svolse il 18 febbraio 1837, venne proposta e approvata una mozione relativa al monumento di Tobias Smollett. Data la celebrità dello scrittore, infatti, la sua tomba era continuamente danneggiata dai visitatori del cimitero che ne asportavano dei pezzi come souvenirs, generando continue spese di manutenzione a carico della comunità inglese; fu stabilito dunque che dovesse essere eretta una cancellata ‘a spese del fondo, per proteggere il monumento’. La commissione precisò anche, però, che questa decisione non avrebbe dovuto essere considerata come un precedente.”

 

Particolare della tomba di Smollett. La data è quella della posa del momumento; Smollett morì a Livorno il 17 novembre 1771
Particolare della tomba di Smollett. La data è quella della posa del monumento; Smollett morì a Livorno il 17 novembre 1771

Ci sono inoltre tre tombe riconducibili alla famiglia di William Thomas Beckford (1760-1844), l’autore di Vathek: quella di Louisa Pitt (c.1755-1791, moglie di Peter Beckford, e amante dello scrittore, cugino del marito), della madre di Louisa, Penelope Atkins (c.1725-1795) e di una figlia morta bambina, Louisa Beckford (1774-1788).

Insomma, un luogo da scoprire e da visitare, per austeniani e non.

Ringrazio Matteo Giunti, Presidente  dell’associazione culturale Livorno delle Nazioni, per avermi dato la possibilità di visitare il cimitero, normalmente chiuso al pubblico ma visitabile contattando l’associazione. Lo ringrazio anche per le informazioni che mi ha fornito per la stesura di questo articolo.

Link utili:
– il cimitero su Wikipedia: in italiano e in inglese
– il sito dell’associazione culturale Livorno delle Nazioni
– la pagina Facebook dell’associazione
– il gruppo Facebook “Salviamo l’Antico Cimitero degli Inglesi di Livorno

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1 commento

  1. Complimenti per il pezzo, un reportage nel passato! mi verrebbe da dire: ma quant’è piccolo il mondo!

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