1100 pagine di piacere austeniano

Traduciamo oggi un articolo pubblicato da Amy Elizabeth Smith, insegnante di scrittura creativa e professionale all’Università del Pacifico a Stockton, in California su The Popular Romance Project il 17 dicembre 2013.

Questo articolo parla del sito Jane Austen’s Fiction Manuscripts Digital Edition, su cui si possono consultare attraverso il web tutti i manoscritti della scrittrice giunti fino a noi. È un sito che tutti i Janeites e gli studiosi conoscono molto bene, ma Amy Elizabeth Smith spiega in modo così conciso ed esauriente tutto quello che il sito consente di fare con i manoscritti di Jane Austen, che abbiamo preferito tradurre il suo articolo, piuttosto che scriverne uno di nostro pugno.

1100 pagine di Piacere Austeniano
di Amy Elizabeth Smith

È quasi come tenere in mano un manoscritto di Jane Austen
È quasi come tenere in mano un manoscritto di Jane Austen

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Spilli sul grembiule di Jane Austen*

Sul sito di The Spectator (http://blogs.spectator.co.uk/cfletcher/2013/05/jane-austens-pinny/) abbiamo rintracciato un articolo molto interessante a proposito della conservazione e la datazione di manoscritti di importanza cruciale, come possono essere quelli di Jane Austen. La firma di questo articolo, pubblicato lo scorso 28 maggio, è di Christopher Fletcher, Responsabile delle Collezioni Speciali alla Bodleian Library (Oxford). Ecco la traduzione del suo testo:

“Quasi due anni sono passati da quando la Bodleian ha festeggiato la sua combattutissima acquisizione (a un’asta davvero snervante) della bozza manoscritta di Jane Austen del romanzo incompiuto I Watson. Rinnoviamo i nostri ringraziamenti al National Heritage Memorial Fund, agli “Amici della Bodleian”, agli “Amici delle Biblioteche Nazionali”, al Jane Austen Memorial Trust e a tutti i Janeites che ci sostengono ovunque nel mondo.

Una volta che un manoscritto viene portato nel cuore della Bodleian, riparato, catalogato e collocato in sicurezza, deve poi essere studiato. Così fu che a un seminario con la Professoressa Kathryn Sutherland, un’autorità su Austen qui ad Oxford, e con Andrew Honey, conservatore in capo alla Bodleian, ci siamo ripromessi di non considerare solo gli enigmi intellettuali e testuali del manoscritto – le cancellature, le correzioni, le false partenze – ma anche le qualità essenziali, materiali dell’oggetto. Abbiamo imparato di tutto, incluso il modo di restringere il campo delle possibili date di composizione: semplicemente sovrapponendo immagini su una lavagna luminosa, Andrew ha associato la grana e la filigrana della carta del manoscritto con una lettera scritta da Jane alla sorella Cassandra il 24 agosto 1805 (ora conservata alla Houghton Library, Harvard University).

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Matita blu per Jane Austen?

jarcpultimocapitolo1Un paio di anni fa sono usciti alcuni articoli che, citando degli studi sui manoscritti austeniani di Kathryn Sutherland (autrice fra l’altro di Jane Austen’s Textual Lives: From Aeschylus to Bollywood, un saggio molto interessante su questo argomento), asserivano, con titoli che sicuramente colpivano il lettore, una presunta trascuratezza nella scrittura di Jane Austen, affermando, più o meno esplicitamente, che molto dello stile di scrittura dei suoi romanzi fosse in realtà dovuto a William Gifford, l’editor di John Murray, il proprietario della casa editrice che si occupò della pubblicazione di Emma, dei due romanzi postumi: Northanger Abbey e Persuasion, nonché della seconda edizione di Mansfield Park, pubblicato in precedenza da Egerton, lo stesso editore di Sense and Sensibility e Pride and Prejudice. Ma è vero che Jane Austen ha avuto bisogno di un maestro con la matita blu? Per saperlo, o meglio, per saperne di più, continua a leggere su jausten.it

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