Dopo la parola fine: l’eredità di Jane Austen nei sequel

L’articolo originale è apparso sulla rivista di Jane Austen Society of Italy “Due pollici d’avorio”, numero 8 (giugno 2017), pagg. 46-54. Per richiedere l’intero numero, scrivere a info@jasit.it.

«Che altre penne si soffermino su colpe e miserie. Io abbandono questi odiosi argomenti non appena posso, impaziente di riportare tutti quelli non troppo colpevoli a un tollerabile grado di benessere, e di farla finita con tutto il resto»[1].

Quando Jane Austen aprì l’ultimo capitolo di Mansfield Park con questa dichiarazione, intendeva dire di non avere alcuna intenzione di continuare a parlare di eventi che non fossero lieti; di sicuro le altre penne si sarebbero dovute soffermare su colpe e miserie in altri romanzi, non certo nei suoi. Non sapeva di aver dato in questo modo quasi un’autorizzazione a immaginare – e arrivare persino a scrivere – un prosieguo alle sue storie.

Perché è un dato di fatto che chiunque la ammiri, senta di avere un legame stretto con i suoi personaggi. Come dice il critico letterario Bill Deresiewicz,

«Jane Austen ha un’insuperabile capacità di farci sentire di conoscere i suoi personaggi proprio come conosciamo le persone che fanno parte della nostra vita. Sono nostri amici; non c’è da meravigliarsi, dunque, se vogliamo continuare a spettegolare su di loro»[2].

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La casa che Jane Austen non vide mai

In questi giorni sul web, su testate italiane anche importanti, imperversano articoli che parlano della messa in vendita della casa di Steventon in cui Jane Austen abitò per venticinque anni – ovvero dalla sua nascita, nel dicembre 1775, fino al 1801– e dove la scrittrice stilò le prime stesure di Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento e L’abbazia di Northanger.

Ora, chiunque sia stato a Steventon o anche chi conosca sommariamente i luoghi austeniani sa che quella casa non esiste più. Possiamo sapere come era fatta dai Memoir familiari, in particolare da A Memoir of Jane Austen (1869) di suo nipote James Edward Austen-Leigh, che in quella casa abitò dal 1801 al 1819, anno della morte di suo padre James Austen, il fratello maggiore di Jane.

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