Il viaggio sulle tracce di Jane Austen di Luana Solla.
È una verità universalmente riconosciuta che una mattinata a casa di Jane Austen a Chawton profuma di lavanda e di felicità allo stato puro.
Così, arrivati a Londra e ritirata la nostra fiammante auto a noleggio, ci siamo subito messi in moto verso Chatwon e la casa di Jane che desideravo visitare da secoli! Dall’aeroporto di Gatwick, con l’indispensabile stradario della Michelin alla mano, ci si mette poco più di un’oretta. Sul sito ufficiale del museo ci sono tutte le indicazioni degli orari e, con un pizzico di fortuna come quella che ho avuto io, potrebbe capitarvi di assistere a una riunione delle Alresford Lacemakers, un meraviglioso gruppo di signore che vi illustrerà l’antica arte del merletto sorseggiando una tazza di tè fumante. Si tratta di una tecnica difficilissima e affascinante che si sposa perfettamente con l’ambiente circostante e l’atmosfera ottocentesca. Io sono stata guidata da una paziente lady dai capelli bianchi nel creare un pezzettino di decorazione a forma di pesce, là proprio nel centro del giardino. Sulla casa di Jane potrei naturalmente dilungarmi ore, parlando della camera da letto, della cucina con la lavanda, dell’anello di Jane (chi glielo aveva donato?), del tavolino accanto alla finestra su cui Jane scriveva… ma preferisco di gran lunga indirizzare a uno dei miei siti di riferimento, quello della straordinaria Silvia Ogier che ogni appassionata della Austen dovrebbe aver salvato tra i preferiti sul proprio browser. Eccolo qui http://www.unteconjaneausten.com/.
C’è però un nota personale che mi frulla in testa e che mi sento di dover aggiungere. Quel giorno come oggi, l’emozione più grande per me a Chawton sono stati proprio il giardino, gli alberi, le piante. L’idea che siano lì da quando c’era Jane, che con certezza li abbia sfiorati, ci sia seduta accanto, abbia sentito lo stesso intenso odore di fiori… ecco la trovo una cosa avvincente e sconquassante come poche altre al mondo. E così, da quando sono tornata in Italia, provo a ricercare quelle sensazioni ri-leggendo i suoi romanzi. Frase dopo frase, stanza dopo stanza, passeggiata dopo passeggiata.
Sempre seguendo il suggerimento di Silvia Ogier, per pranzo – mentre intorno a noi decine di auto d’epoca si aggiravano per le stradine di Chawton – ci siamo fermati al Cassandra’s Cup, una sala da tè dove i sandwich sono gustosissimi e le torte deliziosamente deliziose. È esattamente di fronte alla casa di Jane e porta il nome di sua sorella.
Del resto la lettura che mi ha “formata” in vista di questo viaggio letterario è sicuramente Jane Austen: i luoghi e gli amici, edito in Italia da Jo March (uno di quegli editori gioiellino che seguo sempre con piacere e che già dal nome offre naturalmente il migliore dei programmi). Si tratta del racconto di viaggio di due sorelle, Constance ed Ellen Hill, che nel 1901 “infilarono in valigia taccuini e matite, noleggiarono un calesse vecchio stile e partirono alla ricerca di “Austenland”, come chiamarono, in modo bizzarro e ingegnoso, il mondo di Jane Austen – quel luogo fisico (l’Inghilterra della sua vita e dei suoi romanzi) ma anche letterario (il microcosmo delle persone della sua vita ma anche dei suoi personaggi) e soprattutto metafisico (la fonte dei sentimenti generati nei suoi lettori) sul quale regna incontrastato e sempre rigoglioso il suo genio creativo, da oltre duecento anni”. Siccome in libreria faticavo a trovarlo, l’ho prenotato direttamente online e me lo sono divorato in una sera. Perché anche io, come Costance ed Ellen, ho cercato Truman Capote a New York, Dante ad Acqua Cheta, Walter Benjamin a Sanremo, Grazia Deledda a Cervia, Jane in giro per il sud dell’Inghilterra…
Il viaggio verso Jane, d’altra parte, non sarebbe terminato a Chawton. Dopo aver scoperto Stonehenge e Salisbury, ci siamo infatti diretti verso la Jurassic Coast che con Lyme Regis fa da teatro a Persuasione e siamo infine approdati a Saint Ives. Qui passava le estati Virginia Woolf, la donna per cui Jane era la più perfetta delle scrittrici, e anche di Virginia sono riuscita a scovare la casa (anche se non era indicata sulle guide tanto che pensavo non esistesse più). Il percorso sulle tracce di Jane è poi proseguito verso Bath, dove gli angeli si arrampicano su una scala proprio sulla facciata dell’abbazia, la dea Minerva vigila – dorata e bellissima – sui bagni romani, la Catherine di Northanger Abbey si aggira con lo spirito di Jane tra le stradine di un tempo e le profumate sale da tè (e forse questa volta diventerà un’eroina!). Nella luce magica di Bath si ondeggia tra le tinte calde dell’arenaria e quelle fresche dell’Avon. Qui Kubrick girò diverse scene di Barry Lyndon, le vetrine sono piene di giocattoli di altri tempi e di meravigliosi cupcake, gli scoiattoli si tuffano sugli alberi con spavalderia e c’è anche un museo dedicato alla nostra amata, il Jane Austen Center. Ma la verità è che la città tutta è imperniata di lei e probabilmente senza Jane non sarebbe la stessa.
O forse… forse che sia io, che siamo noi, a essere impregnate di Jane e a portarla con noi anche quando non lo sappiamo? Da quando sono stata a Chawton il sospetto lo ho. Tanto che ogni volta che respiro il profumo di lavanda e di panni stesi al sole, ecco allora so che Jane è lì e mi aspetta da qualche parte.