Traduciamo oggi un articolo di Diana Birchall apparso su Austen Variations il 12 aprile 2016, nell’ambito della rassegna All Things Austen in April, dal titolo Jane Austen’s Feelings in April.
Cosa significava il mese di aprile per Jane Austen? Un mese incostante, come ha fama di essere. Un mese di dichiarazioni, di emozioni burrascose, di delusioni d’amore, di attività di ogni genere…
Le sensazioni di Jane Austen in aprile
di Diana Birchall
“Se i vostri sentimenti sono ancora quelli che erano lo scorso aprile, ditemelo subito” comincia a dire Mr. Darcy, in uno dei più celebri e più attesi discorsi della letteratura inglese. “Il mio affetto e i miei desideri sono immutati, ma una vostra parola mi farà tacere per sempre su questo argomento.” [1]
La prima proposta di Mr. Darcy, quella che ebbe luogo a Hunsford in aprile, costituisce di certo una scena tempestosa se mai ce n’è stata una, e così ci rendiamo conto – ancora una volta – di come Jane Austen si occupasse di ogni dettaglio per ogni cosa che faceva nella sua arte!
Se aprile è un mese burrascoso dal punto di vista emozionale in Orgoglio e pregiudizio, in Emma è un mese di attività, come viene compendiato da Mrs. Elton. “Eccoci ad aprile!” dice a Jane Fairfax, impaziente di ottenere un posto di governante per lei. “E divento sempre più ansiosa per voi. Presto saremo a giugno.” [2]
In Ragione e sentimento, aprile è anche un periodo molto attivo, in cui la gente è in viaggio. È quando Elinor e Marianne lasciano Londra dopo la delusione di Marianne con Willoughby, e viaggiano con Mrs. Jennings per stare dai Palmer. Ecco il passaggio:
“In uno dei primissimi giorni di aprile, e quasi nelle prime ore della giornata, i due gruppi in partenza da Hanover-square e da Berkeley-street lasciarono le rispettive abitazioni, d’accordo per incontrarsi lungo la strada. Per la comodità di Charlotte e del bambino, avevano programmato un viaggio di più di due giorni, e Mr. Palmer, viaggiando più speditamente con il Colonnello Brandon, le avrebbe raggiunte a Cleveland subito dopo il loro arrivo.” [3]
Malgrado le molte lacrime versate da Marianne, Elinor è lieta di partire, perché dopo la visita si dirigeranno a casa, e “guardava al futuro con la speranza di ciò che alcuni mesi di tranquillità a Barton avrebbero fatto per ristabilire la serenità di Marianne, e per rafforzare la sua.” [4]
Per Fanny in Mansfield Park, aprile porta notevoli tormenti e il malessere dell’incuria:
“La primavera successiva la privò del suo amico, il vecchio pony grigio, e per un po’ corse il rischio di sentire gli effetti di quella perdita nella sua salute oltre che nel suo affetto, poiché, nonostante la consapevolezza di quanto fossero importanti per lei quelle passeggiate a cavallo, non venne presa nessuna misura per procurargliene un altro, “Visto che”, come osservò la zia Norris, “poteva sempre prendere un cavallo delle cugine ogniqualvolta loro non ne avessero bisogno”, e dato che le signorine Bertram avevano regolarmente bisogno dei loro cavalli in ogni bella giornata, e non avevano nessuna intenzione di arrivare, con i loro modi cortesi, al sacrificio di qualsiasi piacere concreto, ovviamente quel momento non arrivò mai.” [5]
Nell’aprile successivo, Fanny è a Portsmouth, ed è un momento di attesa:
“Arrivò la Pasqua, particolarmente tardi quell’anno, come Fanny aveva dolorosamente considerato quando aveva appreso per la prima volta che non c’erano possibilità di lasciare Portsmouth fino a quando non fosse passata. Arrivò, e non aveva ancora saputo nulla del suo ritorno, nulla nemmeno del viaggio a Londra che doveva precedere il suo ritorno. La zia esprimeva spesso il desiderio di riaverla, ma non c’era nessun annuncio, nessun messaggio dello zio, dal quale dipendeva tutto. Immaginava che non potesse ancora lasciare il figlio, ma era una crudeltà, un terribile rinvio per lei. Stava arrivando la fine di aprile; presto sarebbero stati tre mesi, invece di due, da quando aveva lasciato tutti loro, e che quei giorni li avesse passati in uno stato di penitenza, li amava troppo per sperare che l’avessero capito fino in fondo; e ormai chi poteva dire quando si sarebbe trovato il tempo per pensare a lei, per venirla a prendere?” [6]
Ancora in Mansfield Park, Jane Austen ci fornisce una delle sue descrizioni vivide e accurate della stagione, del tempo, dei piaceri all’aperto, nella scena in cui Henry Crawford passeggia con la famiglia Price sui Bastioni di Portsmouth:
“La giornata era insolitamente incantevole. Era, sì, marzo, ma sembrava aprile, per l’aria mite, il venticello vivace e il sole splendente, offuscato di tanto in tanto per qualche minuto; e tutto appariva così bello sotto un cielo del genere, gli effetti delle ombre che si inseguivano a vicenda, sulle navi a Spithead e sull’isola più in là, con le sempre cangianti sfumature del mare ormai in alta marea, che danzava gioioso e si rifrangeva sui bastioni con un suono così delizioso, tanto che l’insieme produceva una tale incantevole combinazione da rendere man mano Fanny quasi incurante delle circostanze in cui provava quelle sensazioni.” [7]
Passando dalle sue opere alle lettere, è sorprendente scoprire quanto poche Jane Austen ne scrisse nel mese di aprile. Forse era un periodo dell’anno in cui era molto impegnata con le visite. Ma tra l’8 e l’11 aprile 1805, scrisse una lettera molto allegra a Cassandra, da Bath. “Si era mai visto a Bath o a Ibthrop un 8 aprile più bello? – È marzo e aprile insieme [notate la somiglianza con la frase utilizzata in Mansfield Park], la lucentezza del primo e il calore del secondo. Non facciamo altro che andare in giro.” [8]
Nella lettera successiva, ancora in aprile (dal 21 al 23), scrive: “Ieri ho avuto una giornata piena, o almeno l’hanno avuta i miei piedi e le mie calze; ho camminato per quasi tutto il giorno.” [9]
Nel 1811 ci sono ancora due lettere in aprile, scritte da Sloane Street. Il clima è tiepido: “Credo che Edward non abbia da soffrire ancora a lungo per il caldo; dando un’occhiata stamattina sospetto che il tempo stia volgendo a un più balsamico Nordest.” [Una frase splendida, ma non riesco a capire cosa si intenda per balsamico in questo contesto. Temperato?] “Qui ha fatto molto caldo, come puoi immaginare, dato che è stato così caldo da voi, ma io non ne ho sofferto affatto, né l’ho avvertito a un grado tale da farmi pensare che fosse lo stesso in Campagna. Tutti parlavano del caldo, ma io pensavo che riguardasse solo Londra.” Jane in quel periodo sta correggendo le bozze di Ragione e sentimento, oltre a partecipare a una serie di avvenimenti mondani con cene, musica e teatro, dal momento che sta da Henry ed Eliza. “I tuoi Lillà stanno mettendo le foglie, i nostri sono in fiore” dice a Cassandra. “Ho fatto una bella passeggiata nei Kensigton Gardens con Henry, Mr Smith e Mr Tilson – Tutto era fiorente e bello.” [10]
Per trovare la seguente lettera scritta in aprile dobbiamo arrivare al 1° aprile 1816, nel corso degli accadimenti col Principe Reggente e James Stanier Clarke, quando deve fare cenno ai ringraziamenti del Principe per la copia di Emma che gli aveva mandato dietro precise istruzioni, e solleva cortesi obiezioni al suggerimento di scrivere un romanzo storico basato sul casato dei Saxe-Cobourg. Quello stesso giorno, Jane Austen scrive una lettera d’affari al suo editore, James Murray, e il 21 aprile una alla giovane nipote Caroline.
Le sue ultime due lettere di aprile sono del 1817, prossime alla fine della sua vita. Il 6 aprile scrive al fratello Charles. È già ammalata, con ciò che chiama “un attacco Biliare, accompagnato da una forte febbre. – Qualche giorno fa i miei disturbi sembravano spariti, ma mi vergogno di dire che il colpo del Testamento dello Zio [James Leigh-Perrot] ha provocato una ricaduta. […] Sono l’unica dei Legatari a essere stata così sciocca, ma un Fisico debole giustifica Nervi deboli. [11]
La sua ultimissima lettera scritta in aprile, del 27 aprile 1817, è, chiaramente, il suo Testamento, scritto sotto forma di lettera alla sorella.
Più gioiosamente, all’altro capo della vita di Jane Austen, sappiamo da Jane Austen A Family Record di Deirdre Le Faye che in effetti Jane Austen fu battezzata in aprile:
“Il tempo inclemente continuò, e l’inverno del 1775-1776 fu uno dei peggiori degli ultimi anni, così non deve sorprendere che, dopo un battesimo privato il 17 dicembre, la neonata non fu fatta uscire per andare nella gelida chiesetta di Steventon per il battesimo pubblico sino al 5 aprile 1776. La bimba ricevette solo il semplice nome Jane, e i suoi padrini furono la prozia Jane, moglie di Mr. Francis Austen di Sevenoaks; Mrs. Jane Musgrave, moglie del cugino di Mrs. Austen, il parroco di Chinnor; e il reverendo Samuel Cooke, parroco di Great Bookham in Surrey e marito di un’altra cugina di Mrs. Austen – sua omonima, Cassandra, figlia del direttore del Balliol College.” [12]
Cosa significava dunque il mese di aprile per Jane Austen? Un mese incostante, come ha fama di essere. Un mese di dichiarazioni, di emozioni burrascose; generalmente di delusioni d’amore (per Mr. Darcy, Fanny e Marianne).
Un periodo di clima variabile, da dedicare ad attività energiche, camminate, viaggi, vita sociale; e per Jane Austen medesima, un mese di sacramenti all’inizio della vita e alla sua fine: il suo battesimo e le sue Ultime volontà e Testamento.
Diana Birchall è autrice dei sequel austeniani, Mrs. Darcy’s Dilemma e Mrs. Elton in America, delle commedie You are Passionate, Jane e The Austen Assizes (scritta con Syrie James) e molti altri scritti di ispirazione austeniana. Ha pubblicato anche la biografia della nonna, Onoto Watanna, la prima romanziera asiatico-americana. Lavora come Story analyst presso i Warner Bros Studios. Originaria di New York City, abita attualmente a Santa Monica, California, col marito, un figlio e tre gatti. Blog Autrice
Note:
[1] Orgoglio e pregiudizio, Volume III – capitolo 16 (58). La traduzione di questo e degli altri brani citati sono di Giuseppe Ierolli
[2] Emma, Volume II – capitolo 17 (35)
[3] Ragione e sentimento, Volume III – capitolo 6 (42)
[4] ibidem
[5] Mansfield Park, Volume I – capitolo 4 (4)
[6] Mansfield Park Volume III – capitolo 14 (45)
[7] Mansfield Park, Volume III – capitolo 11 (42)
[8] Lettera dell’8-11 aprile 1805 a Cassandra Austen, Ibthorpe
[9] Lettera del 21-23 aprile 1805 a Cassandra Austen, Ibthorpe
[10] Lettera del 25 aprile 1811 a Cassandra Austen, Godmersham
[11] Lettera del 6 aprile 1817 a Charles Austen, Londra
[12] Deirdre Le Faye, “Jane Austen: A Family Record”, Cambridge UP, 2004, pp. 27-28. [traduzione di chi scrive]
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