Un articolo che riguarda un angolo poco frequentato dell’opera austeniana; le sue poesie. Versi per lo più d’occasione, che permettono di scoprire momenti quasi sempre privati visti con l’occhio ironico e disincantato di un’autrice che riusciva a cogliere il lato giocoso di fatti anche minimi e banali. Per ogni poesia sono ricostruite brevemente le circostanze che diedero origine ai versi. In questa prima parte vengono prese in esame le poesie scritte dal 1792 al 1809. (Vedi la seconda parte)
L’articolo originale è apparso sulla rivista di Jane Austen Society of Italy “Due pollici d’avorio”, numero 7 (2017), pagg. 7-15. Per richiedere l’intero numero, scrivere a info@jasit.it.
Borsette, lutti, sermoni noiosi e giochi di carte:
le poesie di Jane Austen (prima parte
Jane Austen ha scritto poesie? Ma allora era anche una poetessa!
Alla prima domanda si può rispondere sicuramente sì: ce ne sono pervenute 19, per un totale di 348 versi. L’affermazione successiva invece va decisamente ridimensionata. Le poesie austeniane non ambiscono alla gloria letteraria, sono quasi tutte legate a fatti occasionali che di tanto in tanto stuzzicavano evidentemente la vena ironica e parodica della scrittrice, e la inducevano a mettere in rima i suoi giudizi pungenti e le sue acute ma garbate prese in giro.
Non troveremo quindi in questi testi il genio letterario di JA, ma conoscerli, indagare sulle vicende che li hanno provocati è una delle tante possibili strade che possiamo percorrere per approfondire il suo modo di guardare alla vita, agli altri, all’ambiente in cui viveva, attraverso una sorta di piccoli racconti pieni di verve e di gusto per il gioco e il divertimento.
Vediamole una per una, per scoprire le circostanze, pubbliche o private, che le fecero nascere.
Questa borsetta
Nel gennaio del 1792 Mrs. Martha Lloyd e le figlie Martha e Mary si trasferirono dalla canonica di Deane, data loro in affitto dal rev. George Austen, padre di JA, a una casa di Ibthorpe, a circa quattordici miglia di distanza. Mrs. Lloyd era rimasta vedova nel 1789 e in quell’anno si era trasferita a Deane con due delle sue figlie, visto che la terza, Eliza, si era sposata l’anno precedente.
Le Lloyd divennero amiche intime degli Austen, tanto che, dopo la morte della madre nel 1805, Martha andò ad abitare con Mrs. Austen e le figlie, e nel 1828 divenne la seconda moglie di Frank Austen, mentre Mary, nel 1797, divenne la seconda moglie di James Austen.
In occasione di quel trasferimento, la poco più che sedicenne Jane Austen scrisse la prima delle poesie rimasteci[1], dedicata a una minuscola borsetta fatta con le sue mani per Mary Lloyd.
In questo caso, sia l’occasione che il regalo descritto nei versi sono ampiamenti documentati, visto che ne scrisse il nipote James Edward (figlio di James Austen e di Mary Lloyd) nel suo Memoir dedicato alla zia:
Era considerata particolarmente abile nel cucire il raso. Passava molto tempo in queste occupazioni, e alcuni dei suoi racconti più allegri erano sui vestiti che lei e le sue compagne stavano cucendo, talvolta per sé, e talvolta per i poveri. Esiste ancora un curioso esempio di un suo lavoro di cucito fatto per una cognata, mia madre. In una borsa piccolissima è inserito un piccolo porta-aghi arrotolato, con aghi finissimi e un filo molto sottile. Nel porta-aghi c’è una tasca minuscola, e nella tasca è infilata una striscia di carta, sulla quale, scritti con un pennino molto fine, ci sono questi versi:
This little bag I hope will prove
To be not vainly made –
For, if you thread & needle want
It will afford you aid.
And as we are about to part
T’will serve another end,
For when you look upon the Bag
You’ll recollect your freind.
Jan:ry 1792.
Questa borsetta spero dimostrerà
Di non essere stata fatta invano –
Poiché, se avrai bisogno di ago e filo
Ti offrirà il suo aiuto.
E dato che stiamo per separarci
Servirà a un altro scopo,
Poiché quando guarderai la borsa
Ricorderai la tua amica.
Gennaio 1792
È il genere di articolo che una qualche fata benevola si può immaginare dia come ricompensa a una ragazzina diligente. Il tutto è in seta fiorita, e dato che non è mai stato usato ed è stato conservato gelosamente, è nuovo e brillante come quando fu realizzato settant’anni fa, e dimostra come la stessa mano che ritraeva in modo così squisito con la penna fosse capace di lavorare altrettanto delicatamente con l’ago.[2]
James Edward, più di settant’anni dopo quei versi, scriveva che la borsetta era ancora come nuova, e dopo più di un secolo dal suo Memoir il manufatto austeniano era ancora vivo e vegeto, visto che nel 1982 la proprietaria di allora, Joan Austen-Leigh (discendente di James Edward), ne scrisse in un articolo su «Country Life» (28 ottobre 1982, pag. 1323) corredato dalle immagini della borsetta e della striscia di carta ancora integre.
Miss Lloyd ha mandato ora a Miss Green
La seconda poesia (fine aprile/inizio maggio 1805) è di poco successiva alla morte di Mrs. Lloyd (16 aprile 1805) ed è particolarmente significativa, poiché ha un carattere quasi giocoso, non certo adatto alla circostanza luttuosa, e dimostra quindi, insieme ad alcuni accenni sparsi nelle lettere, come Jane Austen avesse una concezione della morte piuttosto pragmatica, tanto da non disdegnare versi «leggeri» indirizzati a una sarta (Miss Green) che doveva confezionare con una certa rapidità gli abiti da lutto per Miss Lloyd, ovvero Martha, visto che Mary a quel tempo era sposata.
Miss Lloyd has now sent to Miss Green,
As, on opening the box, may be seen,
Some yards of a Black Ploughman’s Gauze,
To be made up directly, because
Miss Lloyd must in mourning appear –
For the death of a Relative dear –
Miss Lloyd must expect to receive
This license to mourn & to grieve,
Complete, e’re the end of the week –
It is better to write than to speak –
Miss Lloyd ha mandato ora a Miss Green,
Come, aprendo la scatola, si può vedere,
Alcune iarde di Crespo di Ploughman Nero[3],
Da cucire subito, poiché
Miss Lloyd deve mettere il lutto –
Per la morte di una cara Parente –
Miss Lloyd si aspetta di ricevere
Questa licenza di lutto e afflizione,
Finita, entro la fine della settimana –
È meglio scriverlo che dirlo a voce –
La poesia ha un gustoso «sequel», scritto dalla madre di JA come se fosse una risposta da parte di Miss Green, con un tono di divertissement simile a quello della figlia:
I’ve often made clothes
For those who write prose,
But ‘tis the first time
I’ve had orders in rhyme -.
Depend on’t, fair Maid,
You shall be obeyed;
Your garment of black
Shall sit close to your back,
And in every part
I’ll exert all my art;
It shall be the neatest,
And eke the completest
That ever was seen –
Or my name is not Green!
Ho spesso cucito abiti
Per chi scrive in prosa,
Ma questa è la prima volta
Che ricevo un ordine in rima -.
Contateci, gentile Fanciulla,
Sarete obbedita;
I vostri indumenti neri
Vi calzeranno a pennello,
E in ogni parte
Eserciterò la mia arte;
Sarò la più accurata,
E in aggiunta la più perfetta
Che si sia mai vista –
O non mi chiamo Green![4]
Felice il Lavoratore
Qualche anno dopo, probabilmente poco prima della morte di Elizabeth Bridges, moglie di Edward Austen (10 ottobre 1808), ci fu una sorta di gara poetica familiare dal titolo «Verses to rhyme with “Rose”» (Versi in rima con “Rosa”) con tre partecipanti oltre a JA: Mrs. Austen, Cassandra e Elizabeth Bridges. La poesia di JA celebra la domenica di un lavoratore con divertita ironia in particolare negli ultimi tre versi:
Happy the Lab’rer in his Sunday Cloathes! –
In light-drab coat, smart waistcoat, well-darn’d Hose
And hat upon his head to Church he goes; –
As oft with conscious pride he downward throws
A glance upon the ample Cabbage rose
Which stuck in Buttonhole regales his nose,
He envies not the gayest London Beaux. –
In Church he takes his seat among the rows,
Pays to the Place the reverence he owes,
Likes best the Prayers whose meaning least he knows,
Lists to the Sermon in a softening Doze,
And rouses joyous at the welcome close. –
Felice il Lavoratore col Vestito della Domenica!
In giacca chiara, elegante gilè, Calze ben rammendate
E cappello in testa in Chiesa si reca; –
Spesso con consapevole orgoglio getta di sottecchi
Un’occhiata alla grande Rosa
Che dall’occhiello delizia il suo naso,
E non invidia il più allegro dei Beaux Londinesi. –
In Chiesa prende posto tra i banchi,
Tributa al Luogo il rispetto dovuto,
Gradisce di più le Preghiere che comprende di meno,
Gusta il Sermone in un dolce Pisolino,
E si desta con gioia all’agognata conclusione. –
Nell’originale si può vedere come le rime con «Rose» siano rigorosamente rispettate, anche se in un caso (Beaux) con qualche licenza poetica.
Oh! Mr. Best
Nel luglio del 1806 JA, la madre e Martha Lloyd, che come abbiamo visto era andata a vivere con loro dopo la morte di Mrs. Lloyd nel 1805, erano in vacanza a Clifton, una località termale vicino a Bristol. Evidentemente Martha desiderava visitare Harrogate (che JA scrive «Harrowgate»), un’altra località termale a circa duecento miglia da Bristol, nello Yorkshire, e, secondo le regole del tempo, aveva bisogno di qualcuno che l’accompagnasse nel viaggio; JA scrisse la poesia rivolgendosi a un certo Mr. Best, rimproverandolo per essersi rifiutato di fare da scorta all’amica ed esortandolo invece a farlo senza indugio. Mr. Best non è stato identificato con certezza, ma, secondo Deirdre Le Faye, potrebbe trattarsi di un certo rev. Thomas Best, di Newbury[4]. Il manoscritto è di proprietà privata ed è su carta con filigrana del 1808; si presume perciò che sia una copia autografa dell’originale del 1806. La poesia è abbastanza lunga (44 versi suddivisi in undici strofe) e ne riporto le prime e le ultime due strofe:
Oh! Mr. Best, you’re very bad
And all the world shall know it;
Your base behaviour shall be sung
By me, a tuneful Poet. –
You used to go to Harrowgate
Each summer as it came,
And why I pray should you refuse
To go this year the same? –
[…]
Convey her safe to Morton’s wife
And I’ll forget the past,
And write some verses in your praise
As finely & as fast.
But if you still refuse to go
I’ll never let you rest,
But haunt you with reproachful song
Oh! wicked Mr. Best! –
J.A.
Clifton 1806
Oh! Mr. Best, siete davvero cattivo
E tutto il mondo lo saprà;
Il vostro vile comportamento sarà cantato
Da me, armonioso Poeta. –
Siete solito andare a Harrowgate
Non appena arriva l’estate,
E perché mai dovreste rifiutare
Di andarci anche quest’anno? –
[…]
Portatela sana e salva dalla moglie di Morton
E io dimenticherò il passato,
E scriverò versi in vostra lode
Tanto raffinati quanto veloci.
Ma se persistete a non andare
Non vi darò requie,
Ma vi tormenterò con canti di biasimo
Oh! malvagio Mr. Best! –
J.A.
Clifton 1806
Ecco che arrivano
La poesia ci è pervenuta in una copia fatta da Anna Lefroy, figlia di James Austen e poi moglie di Benjamin Lefroy (cugino del Tom Lefroy primo flirt austeniano), nella quale i versi sono preceduti da questa premessa: «Versi scritti da Jane Austen per il divertimento di una Nipote (successivamente Lady Knatchbull) sull’arrivo del Cap. e Mrs Austen a Godmersham Park subito dopo il loro matrimonio nel luglio 1806».
La nipote era Fanny, figlia di Edward Austen, che nel 1820 aveva sposato Sir Edward Knatchbull. Il matrimonio era quello di Francis (Frank) Austen, all’epoca capitano della Royal Navy, con Mary Gibson, celebrato a Ramsgate il 24 luglio 1806. I versi sono stati pubblicati per la prima volta da Deirdre Le Faye nel «Times Literary Supplement» del 20 febbraio 1987.
See they come, post haste from Thanet,
Lovely couple, side by side;
They’ve left behind them Richard Kennet
With the Parents of the Bride!
Canterbury they have passed through;
Next succeeded Stamford-bridge;
Chilham village they came fast through;
Now they’ve mounted yonder ridge.
Down the hill they’re swift proceeding
Now they skirt the Park around;
Lo! The Cattle sweetly feeding
Scamper, startled at the sound!
Run, my Brothers, to the Pier gate!
Throw it open, very wide!
Let it not be said that we’re late
In welcoming my Uncle’s Bride!
To the house the chaise advances;
Now it stops – They’re here, they’re here!
How d’ye do, my Uncle Francis!
How does do your Lady dear?
Ecco che arrivano, il postale corre da Thanet,
L’incantevole coppia, fianco a fianco;
Hanno lasciato indietro Richard Kennet
Con i Genitori della Sposa!
Sono passati da Canterbury;
E poi sul ponte di Stamford;
Hanno attraversato di corsa Chilham;
Ora sono sulla cresta laggiù.
Scendono rapidi la collina
Ora stanno aggirando il Parco;
Guarda! Le Mucche tranquille al pascolo
Scappano, spaventate dal rumore!
Correte, Fratelli miei, al Cancello!
Spalancatelo, che sia ben aperto!
Non facciamoci sorprendere in ritardo
Nell’accogliere la Sposa dello Zio!
La carrozza avanza verso casa;
Ora si ferma – Sono qui, sono qui!
Come stai, Zio Francis!
Come sta la tua cara Sposa?
Un’altra testimonianza circa questi versi è nel diario di Fanny, dove, alla data del 29 luglio 1806, si legge: «Ho ricevuto una letterina da zia Jane con alcuni suoi versi.»[6]
Sulla condanna di Sir Home Popham
L’anno successivo ci fu un processo presso la corte marziale a carico di Sir Home Popham, un ufficiale di marina che fu anche membro del parlamento per il partito Tory dal 1804 al 1812. Nell’estate del 1806 era stato uno dei protagonisti della presa di Buenos Aires agli spagnoli, ma fu deferito alla corte marziale perché accusato di aver lasciato sguarnita Città del Capo quando era partito dal Capo di Buona Speranza. Il processo si svolse a Portsmouth dal 6 all’11 marzo 1807 e fece molto scalpore, anche perché l’opinione pubblica si divise tra chi ne giustificava la condotta e chi la condannava. Popham fu giudicato colpevole, ma in realtà la condanna fu abbastanza lieve, visto che i giudici, come riporta lo «Hampshire Chronicle» del 16 marzo 1807, si limitarono a condannarlo a una «severa reprimenda», tra «vivaci acclamazioni della gente» che evidentemente non era d’accordo con le decisioni della corte e all’uscita dal tribunale lo scortò fino a casa di un ufficiale suo amico. I versi che seguono fanno capire come anche JA fosse decisamente innocentista.
Of a Ministry pitiful, angry, mean,
A Gallant Commander the victim is seen;
For Promptitude, Vigour, Success – does he stand
Condemn’d to receive a severe reprimand!
To his foes I could wish a resemblance in fate;
That they too may suffer themselves soon or late
The Injustice they warrant – but vain is my spite,
They cannot so suffer, who never do right. –
Di un Ministro spregevole, irascibile, meschino,
Un Valoroso Comandante la vittima è stato;
Per Prontezza, Vigore, Successo – si è trovato
Condannato a una severa reprimenda!
Ai suoi nemici posso augurare un pari destino;
Che anche loro soffrano prima o poi
L’Ingiustizia inflitta – ma vano è il mio astio,
Non può soffrire, chi non si comporta bene. –
In quel periodo le Austen erano a Southampton e vivevano insieme a Frank e alla moglie; erano quindi ben addentro delle vicende che interessavano la Marina; è inoltre probabile che il fratello Frank conoscesse personalmente Popham.
A Miss Bigg prima del suo matrimonio, con alcuni fazzoletti da tasca da me orlati per lei
La vicenda della proposta di matrimonio di Harris Bigg-Wither, accettata da JA la sera e poi rifiutata il mattino dopo, è notissima, e si svolse a Manydown, non lontano da Steventon, nel 1802. Dopo quella vicenda così imbarazzante i suoi rapporti con le sorelle di Harris, in particolare Catherine e Alethea, si raffreddarono, ma non per moltissimo tempo. Catherine si sposò il 25 ottobre 1808 con il reverendo Herbert Hill, e JA, un paio di mesi prima, le mandò dei fazzoletti con una breve poesia, che nel manoscritto rimastoci, datato 26 agosto 1808, è preceduta da: «A Miss Bigg prima del suo matrimonio, con alcuni fazzoletti da tasca da me orlati per lei»:
Cambrick! with grateful blessing would I pay
The pleasure given me in sweet employ: –
Long may’st thou serve my Friend without decay,
And have no tears to wipe, but tears of joy!
J. A. – Aug:st 26. – 1808 –
Lino di Cambrai! con grata gioia rendo omaggio
Al piacere datomi dal dolce lavoro: –
A lungo servano la mia Amica senza deteriorarsi,
E senza lacrime da asciugare, se non di gioia!
J. A. – 26 agosto 1808 –
Nel manoscritto c’è anche un’altra versione un po’ più lunga, otto versi, che dice sostanzialmente le stesse cose ma con un ultimo verso leggermente meno benaugurante:
Cambrick! Thou’st been to me a Good,
And I would bless thee if I could.
Go, serve thy Mistress with delight,
Be small in compass, soft & white;
Enjoy thy fortune, honour’d much
To bear her name & feel her touch;
And that thy worth may last for years,
Slight be her Colds & few her Tears! –
Lino di Cambrai! Per me sei stato una Gioia,
E ti benedirei se potessi.
Va, servi la tua Padrona con diletto,
Sii piccolo, soffice e bianco;
Godi della tua fortuna, sentiti molto onorato
Di portare il suo nome e di sentire il suo tocco;
E che tu possa durare per anni,
Leggeri siano i Raffreddori e poche le Lacrime! –
In memoria di Mrs. Lefroy, che morì il 16 dicembre – mio compleanno
Dopo borsette, sarte, pisolini in chiesa, chaperon riottosi, lune di miele, reprimende a marinai e fazzoletti di lino arriviamo a un lutto, anzi, al ricordo di un lutto. A Ashe, a due miglia da Steventon, abitavano il locale rettore della parrocchia, il reverendo Isaac-Peter-George Lefroy (zio del Tom Lefroy già ricordato sopra) e la moglie Anne, nata Brydges, conosciuta come «Madam Lefroy». Il 16 dicembre 1804 (giorno del compleanno di JA) Madam Lefroy morì cadendo da cavallo mentre tornava a casa dalla vicina cittadina di Overton, dove si era recata per delle spese, accompagnata come al solito da un servitore. Poco prima aveva incontrato per caso James Austen, e si era lamentata con lui della stupidità e della pigrizia del suo cavallo[7].
Madam Lefroy era molto stimata dagli amici e dal vicinato, come si evince da un lungo necrologio apparso sulla «Kentish Gazette» del 21 dicembre 1804, dove, tra le altre cose, si legge:
In casa sua aveva istituito una scuola per bambini poveri, che, tra altre mille occupazioni, non mancava mai di seguire personalmente; insegnava loro non solo a leggere e scrivere, ma con la sua inventiva aveva fatto sorgere una piccola manifattura di lavori con paglia intrecciata, attraverso cui sarebbero stati in grado di contribuire al loro sostentamento. Quando fu scoperto il vaccino contro il vaiolo, si convinse presto dei suoi benefici effetti, e, dopo aver imparato come fare, vaccinò con le proprie mani più di ottocento di essi.
I Lefroy erano amici di famiglia degli Austen e Mrs. Lefroy, pur se molto più anziana di JA (era nata nel 1749) le era stata particolarmente cara, come indicano chiaramente i versi della poesia «in memoriam» scritta il 16 dicembre 1808, quarto anniversario della scomparsa dell’amica. È una poesia piuttosto lunga (52 versi in 13 strofe) e anche in questo caso ne riporto le prime e le ultime due strofe:
The day returns again, my natal day;
What mix’d emotions with the Thought arise!
Beloved friend, four years have pass’d away
Since thou wert snatch’d forever from our eyes. –
The day, commemorative of my birth
Bestowing Life & Light & Hope on me,
Brings back the hour which was thy last on Earth.
Oh! bitter pang of torturing Memory! –
[…]
‘Tis past & gone – We meet no more below.
Short is the Cheat of Fancy o’er the Tomb.
Oh! might I hope to equal Bliss to go!
To meet thee Angel! in thy future home! –
Fain would I feel an union in thy fate,
Fain would I seek to draw an Omen fair
From this connection in our Earthly date.
Indulge the harmless weakness – Reason, spare.
Ritorna quel giorno, il mio giorno natale;
Che miscela di emozioni suscita il Pensiero!
Mia amata amica, quattro anni son passati
Da quando sei stata strappata a noi per sempre. –
Il giorno, che commemora la mia nascita
Che mi ha dato Vita, Luce e Speranza,
Riporta alla mente la tua ultima ora sulla Terra.
Oh! amara fitta di una Memoria che tortura! –
[…]
È passata, è andata – Non più incontri quaggiù.
Breve è l’Inganno della Fantasia sulla Tomba.
Oh! potessi sperare di andare in tale Beatitudine!
D’incontrarti come Angelo! nella tua casa futura! –
Sarei felice di unirmi al tuo fato,
Sarei felice di trarre un buon Auspicio
Da questo legame dei nostri giorni Terreni.
Concedi l’innocua debolezza – Ragione, risparmiami. –
I Lefroy rimasero nella cerchia delle amicizie degli Austen anche negli anni successivi, tanto che, come ho già ricordato, la figlia primogenita di James Austen, Anna, sposò nel 1814 Benjamin, uno dei figli di Isaac e Anne Lefroy.
Ahimè! povero Brag, tu Gioco presuntuoso!
Il 10 ottobre 1808 morì improvvisamente a Godmersham Elizabeth Bridges, moglie di Edward Austen, qualche giorno dopo la nascita dell’undicesimo figlio, Brook John. Due dei figli, Edward jr. e George, rispettivamente di 14 e 13 anni, erano in collegio a Winchester e andarono dapprima dallo zio James a Steventon, e poi, il 22 ottobre, a Southampton dalla nonna e le zie Jane e Mary, moglie di Frank Austen (Cassandra era a Godmersham). In una lettera di quei giorni (24 ottobre 1808 a Cassandra) JA aveva raccontato alla sorella in che modo cercava di fornire qualche svago ai due nipoti rimasti orfani della madre, e aveva citato un gioco, Speculation, che tornerà in una poesia contenuta in una lettera, sempre alla sorella, del 17 gennaio 1809, preceduta da: «Ho appena ricevuto alcuni versi di autore sconosciuto, e mi è stato chiesto di inoltrarli a mio nipote Edward a Godmersham.»
Alas! poor Brag, thou boastful Game!
What now avails thine empty name?
Where now thy more distinguish’d fame?
My day is o’er, and Thine the same.
For thou like me art thrown aside,
At Godmersham, this Christmas Tide;
And now across the Table wide,
Each Game save Brag or Spec: is tried.
Such is the mild Ejaculation,
Of tender hearted Speculation.
Ahimè! povero Brag, tu Gioco presuntuoso!
A che vale ormai il tuo vuoto nome?
Dov’è ora la tua fama tanto celebrata?
Il mio tempo è terminato, e il Tuo lo stesso.
Poiché tu come me sei stato messo da parte,
A Godmersham, nel Natale appena passato;
E ormai sull’ampio Tavolato,
Ogni Gioco salvo Brag e Spec. è sperimentato.
Tale è la mite Esclamazione,
Dello Speculation dal tenero cuore.
In questa immagine del manoscritto si nota come i versi siano scritti di seguito, senza gli «a capo» a dividerli: a quei tempi non ci si poteva permettere di sprecare spazio nelle lettere, visto che per pagare il minimo della tariffa postale era necessario spedire un unico foglio. La poesia fu probabilmente suggerita da qualcosa che la sorella le aveva scritto in precedenza da Godmersham, dove erano tornati i due fratelli, visto che una settimana prima, in una lettera del 10 gennaio, JA parlava dei due giochi:
La preferenza per il Brag rispetto a Speculation non mi sorprende molto, perché io la penso allo stesso modo; ma mi sento profondamente mortificata, perché Speculation l’avevo patrocinato io[8];
JA tornò poi sull’argomento in una lettera del 24 gennaio, in cui lamentava scherzosamente di non aver ricevuto alcun riscontro dal nipote per quei versi così belli:
Mi dispiace che i miei versi non abbiano provocato una risposta da parte di Edward, speravo che accadesse – ma suppongo che non li abbia giudicati abbastanza elevati. – Potrebbe apparire di parte, ma a me sembravano di una purezza classica – proprio come Omero e Virgilio, Ovidio e Propria que Maribus.[9]
Siamo quindi arrivati all’inizio del 1809, l’anno del trasferimento a Chawton, dove la vita letteraria di Jane Austen subirà una svolta decisiva. Le Austen si stabilirono nel cottage messo a loro disposizione da Edward Austen il 7 luglio, e la prima poesia della seconda parte, che potrete leggere nel prossimo numero di «Due pollici d’avorio», riguarderà, tra le altre cose, anche quella nuova dimora, dove la scrittrice rimarrà fino alla sua morte otto anni dopo.
- Per saperne di più sulla rivista di JASIT, consultare la pagina dedicata a Due Pollici D’Avorio.
- Per leggere gli altri estratti, cliccare sul link agli articoli tratti dai numeri della rivista.
- A Jane Austen piaceva la poesia? Qui qualche notizia.
[1] I testi di tutte le poesie, in originale e traduzione italiana di chi scrive, si possono leggere nel sito jausten.it -> altre opere -> poesie.
[2] James Edward Austen-Leigh, Ricordo di Jane Austen, cap. V, traduzione mia, nel sito jausten.it.
[3] Il «Ploughman’s Gauze» era un tipo di crespo usato per gli abiti da lutto.
[4] The Cambridge Edition ot the Works of Jane Austen. Later Manuscripts, cit., p. 579. La traduzione è mia.
[5] The Cambridge Edition ot the Works of Jane Austen. Later Manuscripts, cit., p. 710.
[6] Deirdre Le Faye, A Chronology of Jane Austen and her Family 1600-2000, Cambridge University Press, 2006, p. 331.
[7] Deirdre Le Faye, Jane Austen: A Family Record, 2nd edition, Cambridge University Press, 2004, p. 145.
[8] Brag era simile simile al moderno poker, mentre Speculation era un gioco in cui si compravano e vendevano carte, con la vittoria assegnata a chi riusciva a mantenere quelle di valore più alto.
[9] «Propria que Maribus» è l’inizio del capitolo: «Of the Genders od Nouns» da An Introduction to the Latin Tongue For the Use of Youth (la grammatica latina usata a Eton) di Thomas Pote (New Edition revised, Eton, 1795, p. 63).
Dal 2009 al 2013 ha tradotto tutte le opere e le lettere di Jane Austen, raccolte nel sito jausten.it. Ha scritto due biografie di Jane Austen: Jane Austen si racconta (Utelibri, 2012) e In Inghilterra con Jane Austen (Giulio Perrone Editore, 2022). Nel 2015 ha curato e tradotto Lady Susan e le altre (Elliot), una raccolta di romanzi e racconti epistolari di Jane Austen. Nel 2017, in occasione del bicentenario della morte di Jane Austen, ha curato tre volumi editi da Elliot: Juvenilia, Ricordo di Jane Austen e altre memorie familiari (di James Edward Austen Leigh) e I Janeites (di Rudyard Kipling), oltre a un’antologia delle lettere pubblicata da “La biblioteca di Repubblica-L’Espresso”, comprendente anche l’incompiuto Sanditon.