Jane Austen e l’arsenico

Quest’anno, e precisamente il 18 luglio, ricorrerà il Bicentenario della morte di Jane Austen. Naturalmente questo sarà un anno in cui le varie Jane Austen Societies, gli studiosi e molte case editrici dedicheranno alla scrittrice iniziative e pubblicazioni di ogni genere.
Ma il nome di Jane Austen “vende bene”, quindi anche chi non la conosce approfonditamente cerca di attingere come meglio può alle notizie che appaiono sul web per ricavarne articoli che facciano aumentare visibilità e followers.
Ecco che all’improvviso si diffondono in tutto il pianeta a velocità impressionante una serie di notizie tendenziose, che partono magari da piccoli fatti oggettivi, ma che poi vengono sviluppate senza un’effettiva verifica della possibile veridicità delle teorie che espongono.

Quando il 9 marzo 2017 la dottoressa Sandra Tuppen della British Library ha pubblicato i risultati delle ricerche effettuate sulle tre paia di occhiali ritrovati nel cassetto della scrivania della scrittrice, ereditata dalla sorella Cassandra; occhiali che sono stati donati dalla bis-bis-bis nipote Joan Austen-Leigh proprio alla British Library nel 1999 – che si presume appartenessero a Jane Austen –, il web si è subito scatenato, adducendo questa come ulteriore prova alla possibilità che la morte di Jane Austen fosse stata causata da un avvelenamento da arsenico.

La diffusione di questa notizia è avvenuta nel 2011, quando Lindsay Ashford, l’autrice del giallo The Mysterious Death of Miss Austen ventilò l’ipotesi, basandosi sulla presenza di una grossa concentrazione di arsenico nella ciocca di capelli della scrittrice che è conservata in un medaglione al Jane Austen’s House Museum di Chawton, la casa in cui Jane Austen trascorse gli ultimi anni della sua vita.
Come dice la Ashford nella Nota dell’Autore in chiusura di libro:

Il 3 maggio 1948 una ciocca di capelli di Jane Austen fu messa all’asta da Sotheby’s. Fu comprata dalla stessa coppia di americani che avevano acquistato la lettera di Anne Sharp (1). L’anno seguente, il cottage in cui Jane Austen aveva trascorso gli ultimi otto anni della sua vita fu aperto come museo. Mrs. Alberta Burke offrì la ciocca di capelli come dono da mettere in mostra assieme ad altri reperti raccolti dalla Jane Austen Society. Prima di consegnarla, comunque, il marito fece esaminare i capelli, in un tentativo di scoprire le cause della morte. Essi contenevano livelli di arsenico di gran lunga superiori a quelli osservati nello stato naturale di un corpo.

Si parlò poi anche di un’innaturale decolorazione della pelle di cui Jane Austen si lamentava nelle lettere, anch’essa attribuita all’arsenico. A dire il vero, quelle macchie chiare sulla pelle sono anche un sintomo caratteristico del morbo di Addison, un’altra tra le più probabili cause di morte di Jane Austen, praticamente la più accreditata.
In realtà, a quei tempi, l’arsenico – in piccole o grandi dosi – veniva utilizzato per vari scopi, quindi non è improbabile che, analizzando i capelli di chicchessia vissuto in quel periodo, si potessero riscontrare le stesse concentrazioni del metallo.

In definitiva, si trattò solo di una grande pubblicità per Lindsay Ashford, il cui romanzo ricevette un’attenzione esagerata da parte di tutti i media grazie a questa storia dell’avvelenamento da arsenico. Il problema è che molti giornalisti scrivevano e pubblicavano i loro articoli senza neanche appurare i fatti. Molti probabilmente credevano che The Mysterious Death of Miss Austen fosse un saggio derivato da accurate indagini della Ashford anziché pura fiction, e neanche delle migliori. Confesso che, a distanza di due anni dalla lettura del libro sono ancora oltraggiata per le teorie che vengono espresse nel romanzo ai danni di Jane Austen, della sua famiglia e dei suoi amici.

Ma veniamo alle tre paia di occhiali. Le loro lenti hanno tre diverse gradazioni, il che potrebbe significare che siano stati utilizzati in periodi diversi, che venissero usati per diversi scopi (come per esempio vedere più o meno da vicino), ma anche che non appartenessero tutti e tre alla stessa persona.

Supposto che fossero tutti e tre di Jane Austen, il Professor Simon Barnard, l’oculista consultato da Sandra Tuppen, ha sostenuto di credere che ci possano essere molte ragioni per la differenza di gradazione delle lenti. Jane Austen fu forse sempre presbite, e utilizzò inizialmente il paio con la montatura di metallo per leggere e vedere a distanza. Più avanti ebbe bisogno di un paio un po’ più forte per leggere, e ne usò un paio ancora più forte per lavori che richiedevano maggior vicinanza, come il ricamo, che avrebbe tenuto più vicino al viso rispetto a un libro.
Sandra Tuppen ha poi parlato dei problemi di vista di cui Jane Austen si lamentò spesso nelle sue lettere, ipotizzando col Prof. Barnard la presenza di cataratte dovute a un avvelenamento accidentale da arsenico.

Come Giuseppe Ierolli, il nostro socio fondatore, nonché traduttore di tutte le Lettere di Jane Austen giunte fino a noi, ha precisato in una recente intervista a Radio Cusano Campus:

In realtà le lettere in cui Jane Austen parla di problemi agli occhi non sono più di due o tre. Fra l’altro, quelle in cui ne parla un po’ più diffusamente sono del 1799, cioè di diciotto anni prima della morte, quando lei aveva appena ventiquattro anni. Ce n’è poi un’altra in cui parla di semplici disturbi agli occhi, che non la facevano leggere bene – ma ne parla come di una cosa di qualche giorno – che è del 1814, cioè di tre anni prima che morisse. Poi non c’è nessun altro accenno. Inoltre, abbiamo il manoscritto dell’ultima lettera completa di Jane Austen, che è del maggio 1817, appena due mesi prima della morte, ed è un manoscritto dove non c’è nessuna traccia di una persona che, come viene asserito in questi articoli, dovrebbe essere quasi cieca. Il manoscritto è chiarissimo, così come sono chiarissimi i manoscritti precedenti.

La prima pagina dell’ultima lettera: 27 maggio 1817 al nipote James Edward

Deirdre Le Faye, una delle studiose austeniane più prestigiose, ha di recente pubblicato un saggio in cui continua a sostenere la teoria secondo la quale Jane Austen morì a causa del morbo di Addison. In un’intervista al New York Times, la Le Faye sostiene scettica che, anche se Jane Austen potrebbe aver ingerito arsenico attraverso i medicinali, altri elementi nell’analisi biografica della British Library sembrano meno convincenti.
L’articolo del blog della biblioteca dice che l’ultimo paio di occhiali era molto forte, quindi avrebbe dovuto essere quasi cieca alla fine della vita, ma Deirdre Le Faye, che ha curato la più completa raccolta di lettere della scrittrice, sostiene che fosse “perfettamente in grado” di scrivere lettere fino a circa sei settimane prima della morte. Il rapido peggioramento della vista avrebbe dovuto essere davvero improvviso per concordare con le ricerche della biblioteca. Il problema è che Jane Austen visse una vita così tranquilla e placida, senza troppi eventi drammatici, ha detto la Le Faye. Non se ne possono trovare. E così, il problema è che la gente comincia a inventarli.

Sarà difficile poter stabilire con esattezza quali siano state le cause della morte di Jane Austen dopo duecento anni e con indizi così aleatori e azzardati. L’ipotesi del morbo di Addison rimane a tutt’oggi la più plausibile. Resta solo l’enorme rimpianto di aver perso il suo grande talento così presto.

***

(1) Anne Sharp fu l’istitutrice dei nipoti di Jane Austen, i figli di Edward Austen Knight, in particolare di Fanny, dal 1804 al 1806. Evidentemente rimase in buoni rapporti con Jane Austen, perché la scrittrice le mandò una lettera meno di due mesi prima di morire, il 22 maggio 1817 (la lettera a cui si riferisce Lindsay Ashford). La Sharp ricevette alla morte di Jane Austen una lettera di Cassandra con una ciocca di capelli e altri oggetti che erano appartenuti alla sorella.
La Ashford scrive The Mysterious Death of Miss Austen in prima persona, con Anne Sharp come narratrice.

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3 commenti

  1. grrrrrr! che rabbia! ma quante se ne inventano?! e se lo facessero per amore di Jane Austen, per l’apprensione affettuosa di sapere cosa ce l’ha portata via tanto presto, sarebbe finanche giustificabile, invece lo fanno solo per soldi e notorietà e questo è ASSOLUTAMENTE deprecabile!!!

    comunque grazie per aver chiarito la questione “con dovizia”!
    Siete stati molto esaurienti, per quel poco che ci è dato di sapere.

    1. Grazie a te, Silvia. L’articolo sul blog della British Library era pieno di “forse” e di ipotesi molto azzardate, ma subito tutti i giornalisti hanno pensato bene di speculare sulle analisi effettuate su occhiali che, per quanto ne sappiamo, potevano appartenere a persone diverse, magari anche a Mrs. Austen, che morì a 87 anni, e potrebbe tranquillamente aver sofferto di cataratta senile.
      Solo pochi (bravi) giornalisti hanno pensato di consultare studiosi austeniani per un parere sull’effettiva possibilità di questo benedetto avvelenamento da arsenico.
      Quando poi citano Lindsay Ashford, secondo me non sanno neanche cosa stanno facendo, compresa la Dr. Tuppen che, evidentemente, non ha letto il libro The Mysterious Death of Miss Austen, altrimenti avrebbe preso le dovute distanze.

  2. Molto bella l’intervista e come è stata condotta. Magari ce ne fossero di giornalisti così (che cercano in tutti i modi la verità). Complimenti a voi e alle vostre risposte chiare e complete.

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