Pubblichiamo oggi un articolo tradotto da Persuasions #7 del 1985: “The word was blunder”: Who was Harriet Smith’s Mother?, di Edith Lank, una riflessione sui nomi di battesimo utilizzati da Jane Austen con una piccola burla.
“La parola è un indizio”: Chi era la madre di Harriet Smith?
Più di un critico ha notato che Emma può essere considerato un romanzo mystery puro e semplice. Indizi abilmente intrecciati nella trama del romanzo possono facilmente passare inosservati, in modo che a ogni rilettura ci si ripete deliziati: “Ma certo, come mai non me n’ero mai accorto prima?”
Eppure, in 170 anni in cui il libro è stato studiato (l’articolo è del 1985, N.d.T.), nessuno ha colto l’indizio, lasciato maliziosamente in bella vista da Jane Austen, circa l’identità della madre di Harriet Smith.
Forse al lettore moderno sfugge perché ha dimenticato le convenzioni che riguardano i nomi attribuiti alle figlie nel mondo di Jane Austen. La prima figlia femmina veniva opportunamente chiamata come le madre; e così la sorella maggiore di Jane portava il nome Cassandra e sua cugina Jane Cooper si chiamava come la madre, la sorella di Mrs Austen, Jane Leigh.
Quando i romanzi di Jane Austen si allontanano dai giocosi Juvenilia, troviamo che questa convenzione viene utilizzata con sempre maggior rigore. Miss Frances Ward diventa la madre di Fanny Price e la prima figlia di Miss Maria Ward è Maria Bertram. Lady Elizabeth Elliot, morta prima dell’inizio di Persuasione, ha dato il suo nome alla figlia maggiore, e Jane Bates ha lasciato Jane Fairfax. La figlia maggiore di Isabella Woodhouse si chiama Bella e la povera Miss Taylor, a cui si fa riferimento come Anne o Anna, dà alla figlia il nome di Anna Weston.
Anche Lady Susan segue la regola, poiché la figlia Frederica porta Susanna come secondo nome. Anche una figlia illegittima porta il nome materno, lo testimonia l’amore perduto del colonnello Brandon, la cugina Eliza Williams, la cui figlia Eliza alla fine viene sedotta e abbandonata da Willoughby.
Il che ci porta all’unica figlia illegittima che conosciamo personalmente, l’innocente, florida Harriet Smith, figlia naturale di qualcuno.
Avrei dovuto far notare innanzi tutto che Jane Austen non aveva obiezioni nell’usare, anche più di una volta, gli stessi nomi di battesimo, compreso il suo, nelle sue storie. Così conosciamo Elizabeth Bennet, e in altri romanzi troviamo Elizabeth Martin, Elizabeth Elliot, Elizabeth Watson, ecc. Oltre ad Anne Elliot ci sono Anne Steele, Anna Weston e anche una Anne Thorpe. Mary Crawford, Mary Musgrove e Mary Bennet non si incontrano mai, comunque, perché si trovano in libri differenti. E neanche Charlotte Lucas e Charlotte Heywood, Emma Woodhouse e Emma Watson.
Chiaramente, la ripetizione dello stesso nome all’interno di un romanzo è intesa a indicare una madre e una figlia.
E quando Emma Woodhouse porge la sua visita di contrizione alle Bates, trovando tutto in disordine, l’anziana e meritevole Mrs Bates si muove nervosamente e dice: “… Spero che troviate una sedia. Vorrei che Hetty non se ne fosse andata.” (Emma – Volume III – capitolo 8 [44]).
Hetty?
Perché Jane Austen si prende il fastidio di dirci il nome di Miss Bates? E quel nome è un diminutivo di Harriet?
La cronologia, accuratamente ricostruita come sempre da Jane Austen, ci permette con facilità una visita di Miss Bates, segretamente incinta, alla sorella morente, poiché Jane Fairfax aveva tre anni alla morte della madre e ha poco meno di tre anni in più rispetto a Harriet Smith. La bambina è nata lontano da Highbury, e la vedova del tenente Fairfax, l’unica testimone, muore poco dopo. E, come l’anziana Mrs. Bates si lamenta, nessuno le dice mai nulla.
Ci viene raccontata l’infanzia di Harriet Smith, ma senza dubbio la bambina fu collocata, come gli stessi figli degli Austen, da una balia in campagna che la tenne fino a quando fu abbastanza grande da fraquentare l’istituto dell’amica delle Bates, Mrs. Goddard. Miss Bates, il cui tiepido apprendimento e intelletto semplice assomigliano a quelli di Mrs. Goddard – e della stessa Harriet Smith – poteva accontentarsi di mantenere un occhio sulla figlia senza destare commenti, mentre i sentimenti materni trovavano sfogo nella figlia dei Fairfax, che divenne la sua “cocca”.
Jane Fairfax era troppo giovane per capire l’importanza della bambina – se poi la vide mai. In ogni caso, la discrezione di Jane è ben assodata. Se supponiamo che sapesse che l’ospite di Mrs. Goddard era davvero sua cugina, abbiamo una conferma a prova di bomba della loro relazione di parentela.
Molti studiosi hanno argomentato, a causa di una completa mancanza di prove, che un simile silenzio generale sulla questione chiaramente rafforza la mia teoria. E l’educata Jane Fairfax, che sa bene come mantenere un segreto, non rivolge neanche una parola a Harriet Smith.
Diplomatica.
Naturalmente, come Frank Churchill ci rammenta, le nostre congetture a volte sono esatte e a volte sbagliate. C’è sempre la diversa possibilità che “Hetty” sia inteso come diminutivo per “Henrietta”.
Basta così. Come dice Emma rassicurante (e in maniera non proprio convinta), è “solo un gioco… un semplice scherzo fra noi.” (Emma Volume III – capitolo 5 [41])
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Link all’articolo originale:
http://www.jasna.org/persuasions/printed/number7/lank.html
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