“Non sappiamo che cosa pensiamo di un libro fino a quando non ne abbiamo parlato con altri” (Aidan Chambers)
Iniziamo questo racconto di libri e condivisione con una delle citazioni stampate sul calendario del Festival dei Lettori, che ha ospitato il Jane Austen Book Club il 25 settembre scorso, perché rappresenta al meglio lo spirito di un Gruppo di Lettura.
Quest’anno, abbiamo avuto il grande piacere di inaugurare il secondo ciclo del nostro amato Jane Austen Book Club di Salaborsa e Jane Austen Society of Italy (JASIT) in un’occasione molto speciale: il Festival dei Lettori, evento organizzato dal Comune di Bologna e dall’Istituzione Biblioteche Bologna.
Non solo: il Jane Austen Book Club ha avuto l’ulteriore onore di aprire le danze del Festival perché è stato il primo dei 23 incontri previsti dal ricco programma dell’edizione 2015.
La scelta di dedicare questo incontro a Emma ci è venuta in mente in modo del tutto spontaneo perché tra pochi mesi questo romanzo compirà ben 200 anni: Jane Austen ebbe il piacere di vederlo pubblicato il 23 dicembre del 1815; il frontespizio fu datato 1816, e per questo le celebrazioni continueranno anche il prossimo anno.
Venerdì 25 settembre alle 17, nell’Auditorium di Salaborsa, si è svolto questo incontro inaugurale. JASIT era rappresentata dalla presidente, Silvia Ogier, e dalla consigliera e cofondatrice Petra Zari, che ha curato anche la diretta online sulla pagina facebook del gruppo.
Al tavolo degli oratori, era presente anche la madrina del JABC e padrona di casa, Rosalia Ragusa, Responsabile della promozione delle raccolte di Biblioteca Salaborsa, e l’ospite/esperto, il Prof. Massimiliano Morini, docente di Lingua e Traduzione – Lingua Inglese all’Università degli Studi di Udine.
Tra il pubblico, oltre a molti fedelissimi del JABC e tanti non austeniani (che speriamo di aver conquistato), anche una graditissima sorpresa: le Prof.sse Serena Baiesi e Carlotta Farese, docenti di letteratura inglese presso l’Università di Bologna, che hanno animato il dibattito insieme ai presenti.
Come promesso anche in quel frangente, ecco un resoconto, redatto da Silvia Ogier e Petra Zari, dedicato a chi non c’era e desidera qualche dettaglio, ma anche a chi c’era ed ha il piacere di tornare con la memoria a questa interessante condivisione.
Buona lettura!
P.S. Non perdete il prossimo post, le sorprese scaturite dall’incontro con Emma non sono finite…
L’evento si è aperto con la presentazione di Rosalia Ragusa, sul Festival dei Lettori, il Jane Austen Book Club e JASIT; di seguito, la parola è passata a Elisabetta Bisello, frequentatrice del JABC e di altri GdL di Salaborsa, che ha dato vita alle parole di Jane Austen leggendo ad alta voce due brani che ci hanno permesso di fare subito conoscenza con la protagonista del giorno, Emma.
Il primo è il giudizio della stessa autrice sulla sua creatura, tratto dal capitolo X del Ricordo di Jane Austen di James Edward Austen-Leigh:
Amava molto Emma, ma non contava sul fatto che incontrasse il favore generale, poiché, quando cominciò a scrivere quel romanzo, disse, “Ho scelto un’eroina che non piacerà molto a nessuno tranne me.”
Il secondo è un estratto di brani dal primo capitolo del romanzo, a cominciare dal folgorante ed indimenticabile incipit, passando per l’entrata in scena di Miss Taylor/Mrs Weston, Mr Woodhouse, Mr Knightley e finendo con l’intenzione di Emma di continuare a combinare matrimoni per tutti tranne che per se stessa.
Alle 17.15 circa il Prof. Morini inizia il proprio intervento – che è stata una vera e propria conversazione con tutti i presenti, e non a caso è iniziata proprio con una domanda: Leggendo Emma, non avete avuto la sensazione che fosse tutto ponderoso e polveroso? A partire dal fatto chei personaggi si danno del voi?…
Per dare più concretezza a questa domanda, legge l’incipit nella versione originale, da lui definito “semplice, rapido, cartesiano”:
Emma Woodhouse, handsome, clever, and rich, with a comfortable home and happy disposition, seemed to unite some of the best blessings of existence; and had lived nearly twenty-one years in the world with very little to distress or vex her.
Prosegue con la lettura delle diverse traduzioni disponibili in commercio, concentrandosi sopratutto su come ogni traduttore ha reso l’espressione “comfortable home”: “casa provvista di ogni agio” (Garzanti), “una casa fatta per viverci bene” (Rizzoli), “dimora confortevole” (Mondadori), “casa confortevole” (Newton Compton) – andando dal massimo del paludato al massimo della modernità, per citare le parole dello stesso Prof. Morini.
In stilistica si guarda sempre alla distanza dalla “normalità”: qui, forse la cosa più normale da dire è casa comoda. Ad essere pignoli, si può dire confortevole ma già si dice qualcosa di più rispetto all’originale. Ogni altra scelta, in effetti, innalza il registro, che Jane Austen ha voluto, invece, asciutto.
Si può dire che ci siano due approcci alla traduzione. Uno “a specchio” (cioè pedissequa) che segue fedelmente l’originale e rende l’italiano più legnoso. Un esempio ne è la traduzione di Mansfield Park di Mondadori che non sposta neppure una parola dall’ordine che Jane Austen le ha dato.
L’altro approccio utilizza un registro superiore, che fa scelte stilistiche che tendono ad alzare il livello linguistico del testo.
Quest’ultimo accade in modo particolare nella traduzione dei classici, e soprattutto con Jane Austen, che sono solitamente percepiti come qualcosa di alto, elegante, quasi sacro, e la traduzione sembra adeguarsi a questa percezione collettiva. Il problema è che lo stile originale austeniano viene snaturato, perdendo parte della potenza dell’ironia, esaltata proprio dallo stile.
La difficoltà delle traduzioni italiane deriva anche dal fatto che in Italia, diversamente dall’Inghilterra, non abbiamo una lunga tradizione del romanzo. Questo genere letterario è arrivato tardi e si è strutturato diversamente, scegliendo di utilizzare un registro aulico (mentre nel romanzo deve correre di più, utilizzando un registro medio) come segno distintivo della sua superiorità, e la sua evoluzione tecnica è molto meno complessa.
Ci ha provato Alessandro Manzoni ma le scelte stilistiche lo hanno portato altrove rispetto a quanto avvenuto in Inghilterra. Soprattutto, non aveva a disposizione uno strumento straordinariamente efficace e caratterizzante, il discorso indiretto libero, che invece Jane Austen ha inventato rendendolo disponibile a tutti gli autori inglesi che sono venuti dopo di lei.
Fermo restando che l’ideale sarebbe leggere Emma in versione originale, dobbiamo forse pensare che non esista una traduzione minimamente sufficiente?
La risposta è semplice. Non esiste una traduzione perfetta, ed è anche difficile dire quale tra tutte sia la migliore ma, se proprio dovesse essere obbligato ad indicarne una (e su questo, il pubblico è stato particolarmente insistente…), il Prof. Morini indicherebbe l’edizione BUR.
Quanto alla questione accennata all’inizio, che leggendo un tale romanzo tutto possa sembrarci “ponderoso e polveroso”, anche a causa del fatto che i personaggi si danno del voi, tenta una risposta Silvia Ogier: aprire Emma, o un altro romanzo di Jane Austen, e trovare i personaggi che si danno del voi fa sentire “tornati a casa” perché questo è un tratto che caratterizza in modo evidente l’ambientazione di queste vicende. Viene ricordato come nel doppiaggio del più recente degli adattamenti di Emma (BBC 2009) sia stato scelto il lei e, addirittura, tra Emma e Mr Knightley il tu, del tutto incoerente se non nel momento in cui cadono le barriere e diventano una coppia, il cui grado di confidenza rende più accettabile (seppur con qualche riserva) questa scelta stilistica.
Tornando ancora all’inizio e al giudizio che la stessa autrice dà della sua eroina, ci chiediamo: Emma è davvero antipatica?
Il Prof. Morini ci ricorda che vediamo tutto dal suo punto di vista (infatti, non siamo di fronte ad un narratore onniscente), ogni evento, ogni personaggio, ogni dialogo, è tutto filtrato attraverso i suoi occhi. Questo ci porta ad identificarci in lei, quasi senza nemmeno accorgercene – anzi, di più, vogliamo addirittura salvarla e aiutarla ad uscire dagli autoinganni in cui si è infilata da sola. Perciò l’antipatia si dissolve a mano a mano che leggiamo il romanzo.
Ma che cosa pensare della “cattiveria” di Emma quando, ad esempio, se la prende con la più indifesa di tutti, Miss Bates, durante la gita a Box Hill?
Questa lunga e magistrale scena è l’apice drammatico di tutto il romanzo: qui, ogni personaggio ha qualcosa da nascondere o da rivendicare e la tensione è palpabile, sembra che debba scoppiare da un momento all’altro. Emma sembra del tutto trascinata dagli eventi e dalle persone: da Frank Churchill, per civetteria, ma anche per dimostrare qualcosa a Mr Knightley (cioè, che si sbaglia sul conto di Frank); dagli Elton, in particolare da Augusta, che sembra volerle rubare scettro e corona della persona più in vista di Highbury; da Jane Fairfax, che continua ad essere un termine di paragone fastidioso ed insostenibile…
Emma, in breve, “scoppia” nel momento in cui Miss Bates (il suo specchio oscuro, che le ricorda come potrebbe essere lei stessa se perdesse il proprio denaro e la posizione sociale) si offre volontariamente su un piatto d’argento.
“Oh! benissimo”, esclamò Miss Bates, “allora non devo preoccuparmi. «Tre cose davvero molto stupide.» Ecco quello che fa per me, certo. Sono certa di poter dire tre cose stupide non appena apro bocca, non è vero? (guardandosi intorno con la più innocente fiducia del consenso di tutti). Non credete tutti che lo farò?”
Emma non riuscì a resistere.
“Ah! signora, ma può esserci una difficoltà. Perdonatemi, ma dovrete limitarvi quanto al numero… solo tre alla volta.”
Inevitabilmente, si parla di Miss Bates, del suo essere comica, di una comicità che non si prende mai gioco di lei e ce la rende cara pur nella sua tendenza esasperante; ma anche del fatto che sia una figura drammatica, che rivela l’aspetto più difficile della condizione femminile del tempo, quello della donna nubile e povera – un argomento sul quale la stessa Emma pronuncia una famosa battuta [N.d.R.: non l’abbiamo letta in sala ma la riportiamo per comodità di chi legge]:
Non preoccupatevi, Harriet, non sarò una povera vecchia zitella; ed è solo la povertà a rendere il nubilato spregevole per un pubblico magnanimo! Una donna non sposata, con un’entrata molto esigua, certo che è una vecchia zitella ridicola e antipatica! il bersaglio naturale di ragazzini e ragazzine; ma una donna non sposata, se ricca, è sempre rispettabile, e può essere giudiziosa e gradevole come chiunque altra.
Si parla anche dei tanti falsi miti che ancora oggi resistono su Jane Austen, in particolare (come sottolinea Petra Zari) la convinzione che sia “roba da donne”, rifuggita dai lettori di genere maschile, soprattutto nel nostro paese.
Dal pubblico, interviene la Prof.ssa Carlotta Farese che ci ricorda come questa visione di Jane Austen come autrice per signorine bene, in quanto ella stessa morigerata e interessata solo a raccontare di giovani da marito e dei loro ottimi matrimoni, abbia un’origine: la biografia che il nipote James Edward Austen-Leigh scrisse nel 1870, Ricordo di Jane Austen.
In quest’opera, viene tracciato un ritratto dell’autrice smaccatamente vittoriano, di una donna molto pia, morigerata, con una vita priva di eventi di rilievo e sempre chiusa tra le mura della casa e nella cerchia protettiva della famiglia, intenta a parlare delle piccole cose della semplice vita quotidiana che conduceva. Eppure, proprio questa immagine di una Jane Austen “vittoriana” ha contribuito negli ultimi decenni a diffondere la sua opera e solo di recente le lettere, ed i romanzi stessi, ci hanno rivelato una personalità ed una vita ben diverse. Oggi anche il pubblico più vasto comincia a scoprirlo, anche se i loghi comuni sono ancora resistenti.
In chiusura, anche la Prof.ssa Serena Baiesi prende la parola per riportarci alla protagonista di oggi, Emma. Ci ricorda come si tratti dell’ultimo romanzo che Jane Austen ebbe la soddisfazione di vedere pubblicato (morirà il 18 luglio 1817 ed i due romanzi Persuasione e L’Abbazia di Northanger saranno pubblicati postumi, nel mese di dicembre).
Le piacevano molto la commedia del ‘700, nonché i romanzi di quei tempi: sappiamo che era appassionata di Richardson, di Fanny Burney, nonché dei romanzi gotici di Ann Radcliffe. Un’autrice che Jane Austen amava molto era Maria Edgeworth.
E come non ricordare il giudizio poco lusinghiero che questa famosa scrittrice diede proprio di Emma? Jane Austen le fece arrivare, tramite il proprio editore, i tre volumi di Emma. In una lettera ad un parente, Maria Edgeworth dichiarò che “There was no story in it”, cioè che il romanzo sembrava non avere alcuna trama.
Essenzialmente, è vero perché la storia consiste nel percorso di maturità della protagonista, e nella messa in scena delle tante sfaccettature dell’animo umano, il tutto condito da una vena ironica e comica particolarmente spiccata. Gli accadimenti che compongono la trama molto scarna sono funzionali a questo.
Dopo aver scoperto che il personaggio austeniano preferito in assoluto del Prof. Morini è l’ineffabile, imperturbabile Mr Palmer di Ragione e Sentimento (un vero capolavoro austeniano: in pochissime battute e apparizioni, l’autrice riesce a renderlo perfettamente caratterizzato ed indimenticabile), è tempo di accomiatarsi.
Noi di JASIT ringraziamo tutti coloro che hanno dato vita a questo pomeriggio, in sala e online (sulla pagina facebook del JABC), e diamo appuntamento al prossimo incontro del JABC, il 24 ottobre, con le Biografie.
Non mancate all’inaugurazione della rassegna cinematografica dedicata a Jane Austen alla Cineteca comunale di Bologna, il 10 ottobre alle 10: vedremo Io, Jane Austen (Miss Austen Regrets), e al termine ne parleremo insieme.
Approfondimenti
– Programma del JABC 2015-16
– Programma della rassegna cinematografica su Jane Austen
Nota
– I brani di Emma letti in sala e quelli riportati qui sono nella traduzione di Giuseppe Ierolli
Che cos’è il Festival dei Lettori
Nato nel 2013 su iniziativa dei bibliotecari dell’Istituzione Biblioteche con l’obiettivo di far crescere i Gruppi di Lettura (numerosissimi in tutta la città), il Festival dei Lettori ha consolidato la pratica del Gruppo di Lettura, in costante crescita. La prima edizione ha avuto un tale successo che è stata premiata con il Premio Gutenberg 2013.
La formula è semplice ma innovativa: un lungo fine settimana cadenzato da incontri con lo scrittore o la scrittrice, pensati e condotti dai Gruppi di Lettura della città, chiamati a raccolta non come pubblico finale ma come protagonisti della rassegna, in qualità di esperti, di comitato organizzatore, di direttori artistici e infine di intervistatori, con l’obiettivo di condividere e mettere in comune la passione per la lettura con altri lettori e lettrici.
Qui il post con la presentazione dell’edizione 2015.
La Jane Austen Society of Italy (JASIT) è un’Associazione Culturale Italiana, attiva su tutto il territorio nazionale; in quanto società letteraria, promuove in Italia la conoscenza e lo studio di Jane Austen, la sua vita, la sua opera e tutto ciò che è legato ad essa, attraverso qualunque attività utile a realizzare tale scopo, nel nome dell’arricchimento culturale personale e condiviso.
2 commenti
Grazie per questo “ripasso” dell’incontro dedicato a Emma, a cui ho partecipato con molto interesse. Per me è stata una bella occasione per rileggere il romanzo e apprezzarlo ancora meglio.
Complimenti alla squadra di JASIT e … al prossimo appuntamento! Claudia
Grazie del tuo apprezzamento, Claudia, e a presto!