In una recente visita al Jane Austen’s House Museum di Chawton, nel famoso cottage da dove tutti i sei romanzi austeniani sono partiti per il loro viaggio nel mondo letterario e non, mi sono imbattuto in una piccola curiosità, che ha attratto la mia attenzione soprattutto perché la lettura del foglio esplicativo che ne parlava citava un anonimo visitatore, evidentemente esperto di procedimenti fotografici d’epoca, come colui che aveva sollevato la questione (uso il maschile, ma nel testo inglese si parla genericamente di “a visitor”, quindi potrebbe anche essere una visitatrice).
Si tratta di una foto che si è sempre pensato raffigurasse Martha Lloyd, amica di famiglia degli Austen, poi vissuta con Mrs. Austen e le figlie Cassandra e Jane dopo la morte della madre, e poi ancora seconda moglie di Frank Austen, uno dei due fratelli marinai della scrittrice.
Dopo aver letto come era andata la vicenda, mi sono aggirato speranzoso per il museo, cercando anch’io qualche “refuso” da segnalare, ma purtroppo non ne ho trovati. Ho pensato però che sarebbe stato interessante condividere qui questa piccola curiosità. Di seguito, l’immagine della bacheca contenente la foto e il documento e la traduzione di quest’ultimo.
Nuove ricerche dimostrano che la fotografia non è di Martha Lloyd
Si è sempre ritenuto che questa fotografia raffigurasse Martha Lloyd (1765-1843). Amica di Jane Austen e residente in questa casa, Martha Lloyd divenne più tardi la seconda moglie di un fratello di Jane, Francis William Austen. La fotografia è in prestito al museo fin dalla metà degli anni settanta, e fa parte di una collezione di fotografie della famiglia Austen, tutte in mostra qui.
La fotografia ritenuta l’effigie di Martha era considerata un “dagherrotipo”. I dagherrotipi erano una iniziale forma di fotografia in uso tra il 1840 e il 1855, nella quale le immagini erano prodotte su un supporto d’argento lucido e molto riflettente.
Tuttavia, una recente osservazione da parte di un visitatore del museo ha rimesso la cosa in discussione. Il visitatore ha asserito che la fotografia sembrava più probabilmente un “ambrotipo”, una forma più tarda di fotografia in uso tra il 1855 e il 1865, in cui l’immagine era prodotta su un’emulsione fotografica applicata su un vetro. Ricerche successive hanno suffragato l’osservazione del visitatore e la fotografia è ormai ritenuta con certezza un ambrotipo e non un dagherrotipo, e quindi non può raffigurare Martha Lloyd, che morì nel 1843, prima dello sviluppo di quel processo fotografico.
Fino a questa scoperta, la fotografia era considerata come un dagherrotipo di Martha Lloyd sia dal museo sia in diverse pubblicazioni, incluse le biografie di Jane Austen di George Holbert Tucker e di Claire Tomalin, A Jane Austen Household Book di Peggy Hickman, e il report del 1978 della Jane Austen Society, di poco successivo all’acquisizione della foto da parte del museo.
Visto che la fotografia non può essere di Martha Lloyd, la ricerca si è focalizzata su nuove ipotesi che possano stabilire chi sia la donna raffigurata. Per ora si può ritenere che una possibile candidata per la donna ritratta sia Fanny Sophia Austen (1821-1904), figlia di Francis William Austen. Fanny assunse il governo della casa del padre dopo la morte della seconda moglie Martha Lloyd nel 1843. Nel 1851 il censimento la elencava come residente nello stesso nucleo familiare del fratello, il reverendo George Austen.
Dal 2009 al 2013 ha tradotto tutte le opere e le lettere di Jane Austen, raccolte nel sito jausten.it. Ha scritto due biografie di Jane Austen: Jane Austen si racconta (Utelibri, 2012) e In Inghilterra con Jane Austen (Giulio Perrone Editore, 2022). Nel 2015 ha curato e tradotto Lady Susan e le altre (Elliot), una raccolta di romanzi e racconti epistolari di Jane Austen. Nel 2017, in occasione del bicentenario della morte di Jane Austen, ha curato tre volumi editi da Elliot: Juvenilia, Ricordo di Jane Austen e altre memorie familiari (di James Edward Austen Leigh) e I Janeites (di Rudyard Kipling), oltre a un’antologia delle lettere pubblicata da “La biblioteca di Repubblica-L’Espresso”, comprendente anche l’incompiuto Sanditon.
2 commenti
Sempre emozionante attribuire un’identità a volti lontani. Grazie Giuseppe (tra janeites possiamo darci del tu?) per questa puntualizzazione. Quando ho visitato la casa di Chawtoon non avevo letto il cartellino esplicativo e non mi ero accorta di nulla.
Certo che possiamo darci del tu. In effetti cercare nel passato è sempre affascinante. Chissà se riusciranno ad accertare l’identità della donna ritratta nella foto. Peraltro, a quanto ne so, quella era l’unica immagine conosciuta di Martha Lloyd, e quindi ora non ne abbiamo nessuna.