Anche se il nostro sito è dedicato a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno già incontrato Jane Austen sulla strada dei loro interessi, dei loro studi o delle loro letture, il nostro progetto di divulgazione dell’opera e della biografia della scrittrice inglese non sarebbe completo se non tenesse conto di chi, per età o per mancanza di occasioni, non ha mai letto Orgoglio e pregiudizio o Persuasione.
Questa pagina dunque è tutta per loro: è una piccola chiave d’accesso alla straordinaria dimensione del ritratto sociale e alla perfezione stilistica di un’autrice che senza ombra di dubbio si colloca nell’empireo della cultura occidentale. Speriamo che possa servire da invito alla lettura, perché ogni volta che un classico viene sfogliato da qualcuno, guadagna un ulteriore passo verso l’immortalità.
Introduzione
Ci piace iniziare questa presentazione della “donna” Jane Austen con un brano tratto dalla prima biografia che di lei sia stata scritta, il Ricordo di Jane Austen pubblicato dal nipote Edward Austen Leigh nel 1870:
Of events her life was singularly barren: few changes and no great crisis ever broke the smooth current of its course. […] I have therefore scarcely any materials for a detailed life of my aunt; but I have a distinct recollection of her person and character; and perhaps many may take an interest in a delineation […] of that prolific mind whence sprung the Dashwoods and Bennets, the Bertrams and Woodhouses, the Thorpes and Musgroves, who have been admitted as familiar guests to the firesides of so many families, and are known there as individually and intimately as if they were living neighbours.
[La sua vita fu singolarmente povera di eventi. Il suo quieto corso non fu interrotto che da pochi cambiamenti e da nessuna grande crisi. Dispongo perciò di scarsissimo materiale per un resoconto dettagliato della vita di mia zia; ma ho un ricordo chiaro della sua persona e del suo carattere; e forse in molti potranno essere interessati ad una descrizione di quella fertile immaginazione da cui sono nati i Dashwood e i Bennet, i Bertram e i Woodhouse, i Thorpe e i Musgrove, che sono stati invitati come cari amici presso il focolare di numerose famiglie, e sono da loro conosciuti intimamente, come se fossero davvero dei vicini di casa.]
Il nostro augurio è che questo sito possa aiutarci ad avvicinarci ai personaggi della fantasia di Austen fino a considerarli, nella nostra immaginazione, anche amici nostri.
L’età di Jane Austen
Prima però di entrare nello specifico della vita di Jane Austen è forse il caso di presentare velocemente l’età in cui ella visse.
Un primo aspetto da sottolineare è quello della socialità. Austen visse in un’epoca e in uno strato sociale in cui, in mancanza di altri intrattenimenti, la conversazione, gli incontri, le passeggiate in compagnia, le visite agli amici e ai vicini di casa erano la parte più importante della vita quotidiana. Gli spostamenti da una parte all’altra delle città o delle campagne avvenivano naturalmente in carrozza (possederne una di famiglia, o addirittura una individuale, era appannaggio delle classi più abbienti), e gli eventi più clamorosi e più attesi erano i balli. Durante i balli, che potremmo dire sono i grandi protagonisti sociali della letteratura di Jane Austen, si stringevano nuove amicizie, ci si divertiva fino a tarda notte, e soprattutto le giovani donne avevano la possibilità di trovare un marito. In una società dove la libertà femminile era limitata al punto che a una donna non era consentito camminare da sola in città o scrivere una lettera ad un uomo che non fosse un parente o il fidanzato, i balli costituivano una straordinaria opportunità per farsi conoscere e, alla lunga, per accasarsi. E il matrimonio era l’unica via di fuga per una donna del ceto medio-alto, la quale non poteva lavorare e guadagnarsi da vivere da sola, solo raramente poteva possedere proprietà, e aveva sempre bisogno della protezione maschile per mantenere la propria buona reputazione. La scelta di Jane Austen di “vivere della propria penna” rifiutando il matrimonio e quindi il naturale destino delle donne della sua epoca diede adito a forti difficoltà: furono i suoi fratelli, soprattutto Edward, a dover sempre provvedere per il mantenimento suo, della sorella Cassandra (anche lei mai sposata a seguito della morte del fidanzato) e della madre vedova. Edward e Frank Austen dovettero procurare loro una casa dopo la morte del padre e assicurare la loro sopravvivenza; e il fratello Henry si incaricò di trattare con gli editori la pubblicazione delle opere di Jane, perché a lei non era consentito farlo personalmente.
Le donne al tempo di Jane Austen
La vita di una donna era quindi per la maggior parte legata alle quattro mura di una casa (che si trattasse di un cottage o di un’imponente dimora con ettari ed ettari di parco annesso, non fa differenza). Ci dobbiamo immaginare queste donne vestite con abiti più o meno semplici a seconda delle occasioni, ma generalmente tutti disegnati secondo la moda imperiale introdotta in Francia da Giuseppina Bonaparte; e le vediamo impegnate a disegnare, a ricamare, a cantare, a suonare il pianoforte, a leggere. Jane Austen suonava molto bene, leggeva tantissimo, conosceva bene il francese, non disegnava, ma era un’appassionata di punto croce. E fra i suoi “passatempi” preferiti, naturalmente, ce n’era uno che la rese famosa: la scrittura.
Cronologia e luoghi
Diamo ora dei riferimenti cronologici. Jane Austen nacque nel 1775 a Steventon, un villaggio dello Hampshire dove il padre era il pastore della chiesa, e morì nel 1817, all’età di 42 anni, dopo aver scritto sei romanzi, iniziati intorno ai vent’anni ma pubblicati solo a partire dal 1811.
Questa breve vita fu spesa interamente in Inghilterra: Austen non la lasciò mai, nemmeno per un viaggio all’estero, ma ebbe l’opportunità di percorrere e di visitare il suo Paese con una certa estensione, specialmente nell’area meridionale. Lo Hampshire, dove nacque e morì, è una contea della costa meridionale inglese caratterizzata da un entroterra collinoso che scende dolcemente fino al mare e favorita da un clima piuttosto mite rispetto alle abitudini delle isole britanniche. Jane Austen visse in questo paesaggio quieto e dominato dai boschi – e lo amò tantissimo – fino all’anno 1801, quando il padre, George Austen, decise di trasferire la famiglia nella bellissima città termale di Bath. Bath è un luogo fortemente simbolico per la narrativa di Austen poiché vi sono ambientate parti degli ultimi romanzi pubblicati; ma la scrittrice non vi si trovò molto a proprio agio, perché eccessivamente rumorosa, caotica, e abitata da gente particolarmente frivola. Bath era all’epoca una località “alla moda”, che in molti frequentavano semplicemente per ostentazione. Oggi a Bath si trova il Jane Austen Centre, ospitato in una casa di stile georgiano ricca di oggetti e memorabilia che ricordano il periodo di residenza della celebre scrittrice. Il museo organizza tour guidati che ripercorrono le tappe dei personaggi di Austen in giro per la città e ogni inizio di settembre celebra il “Jane Austen Festival”, una manciata di giorni cui partecipano migliaia di appassionati che sfilano in costume, siedono sui prati per i picnic, partecipano alle danze, assistono a concerti e spettacoli teatrali.
A seguito della morte del capofamiglia, Jane, Cassandra e la madre si trasferirono a Southampton, a casa del fratello Frank; nel 1809 decisero però di trasferirsi nel cottage di Chawton che l’altro fratello, Edward, aveva messo loro a disposizione. Il cottage è un luogo importantissimo, come vedremo, per la biografia e per l’opera dell’autrice. Qui Jane Austen spese gli ultimi anni della sua vita; nel maggio del 1817 Cassandra la accompagnò nella vicina Winchester per farla visitare da un medico famoso; ma la sua malattia già avanzata (le ipotesi più accreditate suggeriscono si sia trattato del morbo di Addison) non era più curabile e Jane Austen morì in città. È sepolta all’interno della straordinaria cattedrale.
In generale, le notizie che abbiamo dell’esistenza di Jane Austen sono piuttosto scarse, e spesso incerte, anche in considerazione del fatto che delle tante lettere che scrisse solo pochissime sono giunte fino a noi; Cassandra ne bruciò la maggior parte, e soprattutto, come qualcuno desidera credere (ma alcuni critici discordano con questa idea), quelle che rivelavano di più a proposito dei sentimenti più profondi e degli episodi cruciali della vita di Jane. Da ciò che è stato conservato ci sembra allora di cogliere più che altro una visione non intimista e non universale, ma piuttosto, potremmo dire, miniaturista della realtà in cui Jane è vissuta. Ma la bellezza di questa visione è assoluta.
Chawton Cottage
Il cottage di Chawton, in un ambiente tranquillo e immerso nel verde, con un piccolo ma grazioso giardino, è forse il luogo più importante nella dimensione dell’esistenza austeniana, poiché costituì lo scenario nel quale Jane rimise mano o scrisse interamente le sue opere più celebri. Un minuscolo tavolo al piano terra, nella drawing room, vicino alla finestra ed esposto ai costanti passaggi dei familiari, degli ospiti e del personale domestico, fu la sede della sua attività letteraria; il tavolo è ancora nella casa, ed è possibile vederlo, insieme ad alcuni abiti e ad altri articoli di arredamento originali, in quello che è diventato il Jane Austen’s House Museum, meta di un costante flusso di visitatori. Appena arrivata a Chawton Jane riprese in mano i manoscritti composti quand’era più giovane, dai quali uscirono i primi due romanzi: Ragione e sentimento, pubblicato nel 1811, che le rese il primo – anche se poco sostanzioso – guadagno; e Orgoglio e pregiudizio, che le procurò un discreto successo in vita, ma che oggi è uno dei libri più letti, ammirati, e rielaborati al mondo. Scrisse poi interamente Mansfield Park ed Emma, che, a detta della stessa autrice, avrebbero accolto un po’ meno entusiasmo da parte del pubblico, e lavorò su L’abbazia di Northanger e Persuasione, che furono dati alle stampe solo dopo la sua morte.
I romanzi
Questi sei romanzi non sono le sole opere di Jane Austen. Ella si dedicò anche ad altri lavori e a numerosi racconti brevi e non riuscì a concludere l’opera sulla quale stava lavorando quando morì, Sanditon; ma è per questi sei romanzi canonici che la scrittrice è universalmente nota.
Dell’opera di Austen l’eccelsa Virginia Woolf scrisse: “Qualunque cosa lei scriva è compiuta e perfetta e calibrata. […] Il genio di Austen è libero e attivo. […] Ma di che cosa è fatto tutto questo? Di un ballo in una città di provincia; di poche coppie che si incontrano e si sfiorano le mani in un salotto; di mangiare e di bere; e, al sommo della catastrofe, di un giovanotto trascurato da una ragazza e trattato gentilmente da un’altra. Non c’è tragedia, non c’è eroismo. Ma, per qualche ragione, la piccola scena ci sta commuovendo in modo del tutto sproporzionato rispetto alla sua apparenza compassata. […] Jane Austen è padrona di emozioni ben più profonde di quanto appaia in superficie: ci guida a immaginare quello che non dice. In lei vi sono tutte le qualità perenni della letteratura.” (The Common Reader, Hogarth Press, Londra 1925).
Per cominciare il nostro viaggio è opportuno scoprire un po’, di certo a grandi linee, di che cosa raccontano, dove si svolgono, quali personaggi vengono evocati da questi sei libri. Avvisiamo in anticipo che le trame che affronteremo qui non sveleranno mai il finale, che vogliamo lasciare invece alla vostra immaginazione, o meglio, alle vostre personali letture.
Ragione e Sentimento
Iniziamo il nostro cammino esplorando il primo romanzo pubblicato, Ragione e sentimento del 1811. La scena inizia nel Sussex: un certo signor Dashwood muore lasciando in eredità l’intero patrimonio al figlio John, ma raccomandandogli di provvedere alla dote delle sorellastre: Elinor, Marianne e la piccola Margaret. La moglie di John, Fanny, non vede però di buon occhio questa raccomandazione e allontana le ragazze insieme alla loro madre dalla casa di famiglia, ormai di sua proprietà. Questo allontanamento costringe Elinor a interrompere l’inizio di un sentimento con Edward Ferrars, il fratello di Fanny. Elinor e Marianne, ormai trasferitesi nel Devonshire, cominciano una vita molto diversa rispetto alla precedente, soprattutto in considerazione delle loro ristrettezze economiche. Nella nuova situazione iniziano a dimostrare la loro diversità caratteriale: Elinor nasconde il proprio dolore per la separazione da Edward, Marianne invece esprime tutta la propria romantica passionalità vivendo una esuberante storia d’amore con il signor Willoughby. Nel frattempo un amico di famiglia, il colonnello Brandon, comincia a nutrire per lei un silenzioso ma fortissimo sentimento. A un certo punto la felice quotidianità di Marianne viene bruscamente interrotta quando Willoughby, che lei credeva sul punto di dichiararsi, la informa di dover lasciare il Devonshire. La scena si sposta a Londra. Elinor e Marianne, ospiti a casa di un’amica, sperimentano la mondanità della capitale ma anche molta sofferenza. Elinor viene a sapere che Edward è suo malgrado incatenato ad un fidanzamento segreto con Lucy Steele, una nuova amica che non fa che confidarsi con la stessa Elinor a proposito delle sue pene d’amore. Marianne scopre invece che l’amato Willoughby si è fidanzato con una ricchissima giovane donna, il cui denaro gli consentirà di continuare a vivere dei propri divertimenti, di non lavorare e di pagare i propri debiti. Durante una pausa nel necessario viaggio di ritorno verso il Devonshire, Marianne soffre profondamente per la perdita del suo amore e nel corso di una delle sue imprudenti passeggiate sotto la tempesta si ammala gravemente. Durante la notte più critica il colonnello Brandon, intervenuto per aiutare le ragazze, rivela ad Elinor l’amore per Marianne e le racconta un terribile segreto a proposito di Willoughby.
Orgoglio e pregiudizio
Al 1813 risale la pubblicazione del più celebre e del più amato dei romanzi di Austen, Orgoglio e pregiudizio. La sostanza dell’intreccio si svolge più o meno come segue. Nella contea di Hartford la famiglia Bennet, composta dai genitori e da cinque figlie, è in subbuglio per la notizia che una sontuosa dimora a loro vicina, Netherfield, è stata affittata ad un ricco e giovane gentiluomo, il signor Bingley. In occasione di un ballo nel villaggio di Meryton, il signor Bingley si invaghisce della maggiore delle sorelle Bennet, Jane, mentre il suo caro amico, il signor Darcy, indispettisce l’intera comunità con il suo carattere burbero e orgoglioso. La prima ad essere infastidita da lui è Elizabeth, la seconda delle sorelle Bennet. Elizabeth conosce in seguito un giovane soldato, Wickham, e ne rimane affascinata. Come se non bastasse, Wickham le racconta di essere stato defraudato da Darcy dell’eredità lasciatagli dal padre di quest’ultimo, suo benefattore, confermando così l’antipatia di Elizabeth per Darcy. La serenità generale comincia ad offuscarsi quando la sorella di Bingley lo convince a lasciare per sempre Netherfield con lo scopo di allontanarlo da Jane: la sua motivazione è che la giovane Bennet non sarebbe una moglie adeguata per lui, alla luce dei comportamenti poco eleganti dei suoi genitori e delle sue sorelle minori. Anche Darcy lascia così l’Hertfordshire, e Wickham sparisce a sua volta misteriosamente. Le ragazze Bennet rimangono prive di tutti i loro divertimenti. Più avanti nella storia accade che tre delle sorelle Bennet abbiano l’occasione di lasciare la casa paterna: Jane va a Londra in compagnia degli zii; Lydia, la minore, segue un’amica a Brighton; ed Elizabeth parte dapprima per una lunga visita a casa di una cara amica nel Kent e successivamente, in compagnia degli zii, per un viaggio nel Derbyshire. Nel corso di questi spostamenti Elizabeth ha l’occasione di incontrare nuovamente e più volte Darcy, e per lui inizia a provare sentimenti contrastanti. Grazie a queste frequentazioni, e dopo numerosi e vivaci equivoci, Elizabeth scopre gli intrighi del vecchio amico Wickham, che però è destinato a tornare drammaticamente nel destino della famiglia Bennet.
Veniamo ora a Mansfield Park, il romanzo psicologicamente più profondo, dall’ambientazione più solenne, e dallo svolgimento forse più ombroso fra tutte le storie di Jane Austen. Il libro inizia quando la piccola Fanny Price viene adottata dagli zii, i Bertram, proprietari della sontuosa dimora di Mansfield Park. Crescendo all’interno della famiglia, Fanny assiste ai conflitti emotivi dei suoi rampolli: Julia e Maria, due frivole giovani in cerca di marito; Tom, il primogenito, dedito al gioco e alla bella vita; ed Edmund, che aspira ad abbracciare la carriera ecclesiastica. L’arrivo nel vicinato dei fratelli Mary ed Henry Crawford sconvolge gli equilibri della famiglia Bertram. Henry fa innamorare entrambe le sorelle, di cui una è però già fidanzata, e la maliarda Mary attira le attenzioni del probo Edmund. La rappresentazione teatrale di una turbolenta storia d’amore allestita per gioco dai giovani di Mansfield Park scatena le loro emozioni; Fanny preferisce non farsi coinvolgere, giudicando lo spettacolo poco edificante e ravvisandone la pericolosità morale. I suoi timori si dimostreranno fondati, e le conseguenze di quello che era nato come un gioco daranno luogo a svolgimenti drammatici e inattesi.
Scrisse Virginia Woolf (ibidem) che “in questa storia non finita e forse minore ci sono tutti gli elementi della grandezza di Jane Austen. [Vi si ritrova] una limpida capacità di giudizio dei valori umani. [È un’opera] che si può assaporare così come si gusta la poesia, per se stessa, e non come un mezzo che conduce la storia in questa o quella direzione.” E in effetti l’intreccio in sé e per sé è, potremmo dire, abbastanza immobile. Emma Woodhouse è una giovane bella, ricca ed elegante, che non ha intenzione di trovare marito ma a cui piace molto l’idea di far sposare gli altri. La sua vanità e la sua leggerezza creano numerosi equivoci all’interno della sua cerchia di amici, rischiando di rovinare rapporti di amicizia e di ferire i sentimenti altrui. Il signor Knightley è l’unico che si permetta di far notare ad Emma la superficialità e la negatività del suo comportamento. È l’arrivo della gentile e povera Jane Fairfax a turbare la presunzione di Emma, e a farle temere di perdere ciò che ha di più caro.
L’abbazia di Northanger
Tocca ora a L’abbazia di Northanger. La protagonista, Catherine Morland, è una giovane senza grandi qualità che sogna ad occhi aperti, immaginando che la vita vera assomigli ai libri che ama leggere: storie di misteri, di delitti e di segreti ambientati in antichi ruderi gotici infestati dai fantasmi. A Bath Catherine stringe amicizia con i fratelli Thorpe, che cercano di trascinarla in abitudini dispendiose e poco onorevoli, e incontra Henry Tilney, di cui si innamora. Il padre dei Tilney invita Catherine a casa loro, l’abbazia di Northanger, dando luogo a una serie di fraintendimenti talvolta drammatici, talvolta ironici.
Persuasione
E concludiamo con Persuasione, che è da molti considerato il più “autunnale” dei romanzi di Jane Austen. Sono in effetti bellissime e altamente simboliche le descrizioni della stagione che si trovano nel libro, come ad esempio: “Her pleasure in the walk must arise from the exercise and the day, from the view of the last smiles of the year upon the tawny leaves, and withered hedges.” [Il piacere che ad Anne derivava dalla passeggiata doveva essere tratto dal moto e dalla bella giornata, dalla vista degli ultimi sorrisi dell’anno sulle foglie rossastre e sugli arbusti ormai secchi]. Veniamo alla trama. Siamo nel Somersetshire. A causa dell’imprudenza finanziaria del padre, Mr Elliot, Anne è costretta a lasciare l’amata casa di Kellynch Hall alla volta di Bath. La casa viene affittata al cognato dell’antico amore di Anne, il capitano Wentworth, risvegliando in lei dolorosi ricordi. Sette anni prima, Anne aveva rifiutato l’offerta di matrimonio di Wentworth perché persuasa da una cara amica della madre morta, Lady Russell, che diffidava della scarsa disponibilità economica del giovane marinaio. Nel corso della storia Anne ha occasione di incontrare frequentemente Wentworth, che nel frattempo è diventato un ricco ufficiale e che non ha dimenticato il torto subito. Con grande sofferenza Anne vede il suo antico amore invaghirsi gradualmente della giovane Louisa Musgrove. Durante un viaggio di tutti i personaggi principali nella cittadina balneare di Lyme Regis, Louisa ha un terribile incidente di cui Wentworth si sente responsabile; il fidanzamento tra i due sembra ormai cosa fatta, ed Anne è quasi pronta a dimenticare. Ma altre vicende dovranno ancora accadere e cambiare il corso della storia.
I personaggi
I personaggi di Jane Austen sono indimenticabili perché ciascuno di loro sembra riflettere una sfumatura dell’animo umano. Alle donne e agli uomini dal comportamento esemplare, alle anime tormentate che suscitano in noi un forte senso di empatia, o ai caratteri che non possono essere definiti altro che adorabili si affiancano elementi poco portati ad attirare la nostra comprensione (Jane Austen scrisse che Emma era un personaggio che non sarebbe piaciuto a nessun altro, se non a lei stessa) o, per usare ancora una volta le parole di Virginia Woolf, “personaggi stupidi, snob, mondani, i suoi Mr Collins, i suoi Walter Elliot, le sue Mrs Bennet. Austen li colpisce con frasi sferzanti come fruste, […] e sembra che essi nascano solo per il suo supremo diletto di tagliar loro le teste. […] E tuttavia, non un tocco di meschinità, né un’ombra di livore ci distolgono dalla contemplazione. Stranamente, la delizia si mescola con il nostro divertimento. La bellezza illumina queste sciocchezze. […] Mai un romanziere si è servito di un più ferreo senso dei valori umani. E dal loro contrasto derivano la bellezza, la complessità, la grazia, la solennità e l’arguzia delle scene di Jane Austen.”
Le donne nella letteratura di Jane Austen
In particolare, il campionario femminile che ci offrono i romanzi di Jane è così completo e ben definito da sembrare un manuale di comportamento. L’epoca della Reggenza, in effetti, ne produsse numerosi; e talvolta sembra davvero che anche la nostra autrice abbia voluto indagare i modi di fare e d’essere delle donne (nonché quelli degli uomini). Il suo, però, non è mai un intervento censorio, severo, o pregiudizievole: la sua penna indugia su pregi (meno) e difetti (con maggiore attenzione) con il preciso e semplice intento di descriverli, e spesso trattandoli con delicata ironia. Le ladies di Jane Austen sono le vere e grandiose protagoniste della sua letteratura, e sono personaggi così pieni di vita, di sensazioni e di personalità da differenziarsi nettamente l’una dall’altra, così come sono del tutto diverse tra loro le donne della realtà. Ci sono le donne pazienti, contraddistinte dalla forza e dalla costanza del cuore, che vivono pienamente eppure conservano nell’anima segreti e inguaribili tormenti: così sono Elinor Dashwood e Anne Elliot. C’è la donna che vive sul punto di sbocciare, eppure sembra non realizzarsi mai: così è Fanny Price. C’è la donna la cui tenerezza del cuore riesce persino ad oscurare la stupenda bellezza: ed è Jane Bennet. C’è la donna che di comune ha tutto, tranne la potenza dell’amore: Jane Fairfax. C’è l’emanazione più sincera del romanticismo, Marianne Dashwood. C’è la donna il cui fulgore è così intenso da rasentare la presunzione, Emma Woodhouse, e quella dalla malia irresistibile ma priva di limpidezza, Mary Crawford. Di questo personaggio, davvero intrigante dal punto di vista dell’analisi psicologica, la studiosa Emily Auerbach ha scritto che “molte delle sue affermazioni colpiscono per la loro somiglianza con le lettere di Jane Austen. Mary è la seconda protagonista di Mansfield Park, […] caratterizzata da un velo di disillusione che non è cinica come uno potrebbe immaginare”. Una caratteristica opposta, ovvero l’ingenuità, è rappresentata dal personaggio di Catherine Morland, mentre il caleidoscopio più variegato e più attraente delle qualità femminili è impersonato dalla straordinaria Elizabeth Bennet, protagonista di Orgoglio e pregiudizio. Un sorriso benevolo eppure arguto è la cifra del suo bel volto, un portamento sempre pronto all’energia distingue le sue membra. E anche nei momenti più critici della storia, quando persino dai suoi “begli occhi neri” (parola di Mr Darcy) sgorgano delle lacrime, la sua innata allegria ci riempie il cuore di speranza. Così parlò di lei la stessa Austen: “I must confess that I think her as delightful a character as ever appeared in print, and how I shall be able to tolerate those who do not like her at least, I do not know”. [Devo confessare che la ritengo il personaggio più delizioso che sia mai apparso in un libro, e non so come potrò tollerare coloro a cui lei non piaccia].
Gli uomini nella letteratura di Jane Austen
E gli uomini? La letteratura di Jane Austen, così attenta alle espressioni del femminile, è anche e soprattutto uno studio dei rapporti delle donne con i coprotagonisti della loro realtà quotidiana. In ognuno dei romanzi si trova il contraltare alla donna che è il movente dell’intreccio, un uomo nei confronti del quale la protagonista si pone in termini (generalmente) di amore, (spesso) di inganno, (sempre) di denaro. Il Bingley di Orgoglio e pregiudizio è sicuramente uno degli uomini più semplici creati da Jane Austen. Di buon cuore, sempre allegro, privo di affettazione, è la giusta altra metà per Jane Bennet, anche lei amabile e incapace di concepire il male. Edward Ferrars in Ragione e sentimento unisce alla bontà di cuore anche una certa ingenuità, e forse un tratto di passività. Mr Knightley (Emma) è l’uomo più giusto, saggio e desiderabile del mondo, e il capitano Frederick Wentworth (Persuasione), con quel suo cipiglio di residua delusione che tradisce la costanza del sentimento, è dotato di un fascino fuori dal comune. Figure come Sir Walter Elliot (il padre di Anne in Persuasione), il reverendo Collins (Orgoglio e pregiudizio) o Henry Crawford (Mansfield Park) sono totalmente negativi, contraddistinti dalla vanità, dall’egoismo, dal viscido opportunismo o da una certa propensione alla lussuria. Wickham, il seduttore di Lydia Bennet (e prima ancora – quasi – della sorella di Darcy), è il villain, il malvagio, per antonomasia, ma il suo aspetto è quanto di più attraente e simpatico si possa immaginare. Gli altri personaggi maschili sono poi straordinariamente complessi, scissi tra moti di lealtà e ombre oscure del carattere. Darcy è, naturalmente, l’“uomo” austeniano per eccellenza; seppur incrinata dal pregiudizio (suo per gli altri e degli altri per lui), che lo rende talvolta odioso e sgradevole, la sua personalità si rivela impregnata di una dignità eccezionale, di bontà e di una generosità ineguagliate. Ma nemmeno Willoughby, colui che tanto dolore causa a Marianne Dashwood, è scevro di accenni di tenerezza, che alla fine del romanzo ci fanno quasi provare pena per lui. Quando Elinor lo incontra per l’ultima volta, e lui è già sposato, “Willoughby, lui, che solo mezz’ora prima aveva aborrito come il più indegno degli uomini, Willoughby, nonostante tutte le sue colpe, le suscitava un tale senso di commiserazione […] che la facevano pensare a lui, ormai separato per sempre dalla sua famiglia, con tenerezza e rammarico”: insomma, Willoughby l’avrebbe sposata, Marianne, se non fosse stato per il denaro. Edmund Bertram, infine, l’(anti)eroe di Mansfield Park, è un personaggio, date la sua ricchezza caratteriale e la sua contradditorietà, quasi novecentesco. Votato alla morale, è un uomo che sembra ambire all’immacolatezza (sostenuto in questo anche dalla cugina Fanny); eppure c’è una vena di tenebra dentro di lui, un groviglio di sensazioni che lo fanno innamorare della maliarda Mary Crawford e che gli risvegliano istinti tormentosi. Egli, tuttavia, rifugge dall’azione; anche quando gli eventi si rovesciano catastrofici sulla sua famiglia la sua reazione appare più mesta che convinta, e la sua scelta di sposare, infine, la pudica Fanny non sembra altro che una soluzione per placare la sua coscienza.
Conclusioni
Ci affidiamo ancora una volta a Virginia Woolf anche per concludere questa nostra pagina di presentazione. Come molti altri, anche questa eccezionale scrittrice, saggista e critica della letteratura non ha saputo esimersi dall’immaginare cosa sarebbe stato se Jane Austen non avesse lasciato così presto questo mondo. Si ravvisa anche nelle sue righe un velo di nostalgia per qualcosa che non c’è stato, per le opere che non sono state scritte, per i personaggi che il destino non ha voluto fare uscire dalla mente di questa narratrice. “Quando è morta, a quarantadue anni, […] ella era ancora soggetta a quei cambiamenti che rendono il periodo finale della carriera di uno scrittore il più interessante di tutti. È stimolante chiedersi se avrebbe scritto diversamente. I confini erano tracciati; lune, montagne e castelli stavano dall’altra parte. Ma non sarebbe stata tentata di oltrepassarli, per un attimo? […] [Se fosse vissuta più a lungo] avrebbe conosciuto più cose. Le sue sicurezze sarebbero state scosse. La sua commedia ne avrebbe sofferto. Avrebbe avuto meno fiducia nel dialogo e più nella riflessione come mezzo per portare alla conoscenza dei caratteri. La sua satira, suonando meno martellante, si sarebbe fatta più stringente e severa. Sarebbe stata il precursore di Henry James e di Proust, ma basta. Sono divagazioni vane: l’artista più perfetta tra le donne, la scrittrice di libri immortali morì proprio quando si stava abituando al suo successo.”
19 commenti
bellissima presentazione 1 ^__^
Bell’articolo, complimenti.
Ma che splendida introduzione! ottimo modo di iniziare …la conoscenza e lo studio di Jane Austen, la sua vita, la sua opera e tutto ciò che è legato ad essa, attraverso qualunque attività utile a realizzare tale scopo, nel nome dell’arricchimento culturale personale e condiviso.
bellissimo!
se non avessi mai letto la Austen inizierei a farlo immediatamente!
In effetti, il nostro obiettivo con questa pagina (scritta da Mara con la collaborazione di Giuseppe) è proprio ispirare le persone che ancora non lo hanno fatto a leggere e conoscere Jane Austen. E dai vostri commenti, sembra possa riuscirci. Grazie a tutti!
Assolutamente delizioso, grazie.
Riassunto perfetto!
Se non avessi conosciuto questa splendida scrittrice che è Jane Austen all’eta’ di 15 anni (ora ne ho 35 e non mi stancherei mai di leggere i suoi romanzi) grazie a voi correrei in libreria ad acquistarli tutti. Complimenti per il sito! Splendida idea! Ci voleva!
bravissimi! ma un accenno a henry tinly dell’abbazia?
Complimenti! una bellissima introduzione…Ho appena riletto Mansfield Park per mia volontà non più di 3 pagine al giorno…In questo modo lentissimo di lettura ho visto “fra le righe” scritte da Jane quanto più mai avessi immaginato. Il libro è di altissimo livello spirituale, e come poteva non esserlo scritto da questo spirito eccelso che è (parlo al presente perchè la sento viva) Jane.
il mio preferito: ragione e sentimento! l’ho letto quando ero giovane e mi sono subito immedesimata in Marianne, ora che ho un’età più matura preferisco e mi sento simile ad Elinor, che accoglie un amore grande, ma più consapevole e più razionale di quello “bruciante” che la sorella prova per Willoughby. La stessa Marianne in un piccolissimo arco di tempo passa da una gioventù focosa e piena di slanci a una maturità sentimentale che la rende simile a Elinor. E poi la continua scoperta di quadretti deliziosi conditi da cattiverie e malignità di Fanny, dalla insulsaggine di Lucy, dal pettegolezzo della signora Jennings fanno di Jane Austen una meravigliosa pittrice della Regenza!
Bell’articolo!
Tra gli uomini austeniani io menzionerei anche il Colonnello Brandon, a mio avviso il migliore tra i personaggi maschili di Ragione e Sentimento: forse perchè siamo tutte romantiche come Marianne siamo sempre attirate più da figure come Willoughby, che per quanto poi si comporti male, è una figura più passionale. Ma la correttezza, l’amore tenace e discreto, mai egoista di Brandono lo rendono un personaggio veramente affascinante ai miei occhi, sicuramente più dell’ignavo Edward!
Io sono rimasta davvero estasiata dall’esordio così accattivante e ben scritto..
Mi rendo conto che c’è sempre davvero tanto da imparare!
Grazie di cuore per gli spunti!
Nicoletta
Grazie, per gli elogi che sto ricevendo. Mi è sempre piaciuto scrivere, soprattutto quando l’argomento lo sento mio e di Jane Austen sono letteralmente innamorata. Poichè a scuola ho studiato la lingua francese, ora, nonostante la mia età, sto imparando l’inglese e tra i compiti da fare c’è sempre una relazione che riguarda la Austen, i suoi romanzi, la sua quotidianità, il suo modo di dipingere un mondo a volte grottesco, ma con tratti precisi, senza sbavature e senza mai eccedere nella presentazione caricaturale dei personaggi. Trovo invece che i vari libri scritti a posteriori da romanzieri di secondo piano per dare seguito alle vicende di Darcy, Elizabeth ecc. siano veramente opera di “pennaioli”, imbrattatori di capolavori senza altra mira che la ricerca di un po’ di notorietà e di denaro.
la descrizione dei romanzi è accattivante e fa venire voglia di rileggerli ma vorrei che tu mi parlassi anche di Lady Susan nonché dei frammenti I Watson e Sanditon
In tanti anni di riletture non sono ancora riuscita a trovare il mio romanzo preferito di sempre, ogni volta il mio preferito è uno diverso. Ma in fondo perché scegliere..
Grazie del tuo commento. Questa pagina è intesa come un “primo accesso” alla scrittura di Jane Austen, per chi ancora non conoscesse il suo lavoro. Alle altre opere – ovvero agli scritti che non fanno parte del gruppo dei sei romanzi canonici – ci dedicheremo altrove: ci stiamo lavorando!
Calorosi complimenti e vividi ringraziamenti per l’eccellente quadro analitico e sintetico dei personaggi dell’amatissima Jane Austen. La lettura dell’articolo mi ha invogliato a rileggere nuovamente tutte le opere della nostra scrittrice!
Consiglierò, più che volentieri, questo articolo a tutte le persone che non sono ancora state in grado di superare la diffidenza per le straordinarie opere di zia Jane, sono certa che troveranno vari spunti per prendere finalmente in mano uno dei suoi libri!
Grazie Francesca! Sono lieta che questa pagina possa servire da invito alla rilettura, e se guadagneremo un lettore di Jane Austen in più… avremo raggiunto un traguardo eccellente!
Buon pomeriggio, visto che vorrei citare il vostro articolo, posso sapere chi è l’autore? Grazie
Gentile Riccardo, grazie per il tuo commento a cui rispondiamo scusandoci per il ritardo. Questa in realtà è una pagina di consultazione scritta nel 2013 e rivista nel corso del tempo, che si inserisce all’interno della voce “Jane Austen” del nostro menu, e come tutte le pagine del menu nonché gli articoli a firma “JASIT” (salvo dove diversamente indicato) è il risultato del lavoro di più persone, membri del Consiglio Direttivo e/o cofondatori di JASIT. Perciò puoi citare la fonte indicando l’url della pagina e/o il sito di JASIT. Sperando di esserti stati utili, ti inviamo i nostri più cordiali saluti. Grazie