Sanditon

Sanditon-Lady-Susan-the-History-of-England-Hardcover-P9781907360053[articolo di Mara Barbuni]
Il 27 gennaio del 1817, nonostante le sofferenze dovute alla sua malattia, Jane Austen iniziò a lavorare a una nuova storia. In poche settimane scrisse circa 24000 parole, divise in dodici capitoli, che lasciano intravvedere un soggetto interessante e gustoso: il racconto – comico – delle vicende del curioso gruppetto di residenti di Sanditon, che ambiscono a trasformare il loro piccolo villaggio sul mare in un resort alla moda. L’autrice ebbe il tempo di introdurre sulla scena un gran numero di personaggi, e di abbozzare una “rottura dell’equilibrio iniziale” (per usare la definizione di Propp); il 18 marzo, però, ella dovette posare per sempre la penna, e la storia rimase incompiuta. Il manoscritto fu tramandato all’interno della famiglia (alcuni estratti sono citati nel Memoir del nipote, Edward Austen Leigh) e fu pubblicato interamente solo nel 1925 con il titolo Fragment of a Novel.

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I Watson ‘in visita’ a casa di Jane Austen

The Watsons – Jane Austen manuscriptLe jeu des mots titolo di questo articolo non potrebbe essere più azzeccato poiché un evento straordinario sta avendo luogo in questi giorni a ‘Casa Austen’, uno degli undici libretti del prezioso manoscritto de I Watson (The Watsons), proveniente dalla Biblioteca Bodleian di Oxford, è giunto in visita al Jane Austen’s Museum di Chawton, a disposizione di tutti i fortunati ospiti che parteciperanno all’eccezionale esposizione e al programma di eventi a questa collegati.

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Le edizioni annotate di Jane Austen a cura di D. Shapard

Oggi vi proponiamo la traduzione di un’intervista molto interessante apparsa sul sito dell’associazione Jane Austen in Vermont. Abbiamo ottenuto il permesso di tradurla da Deborah Barnum, autrice dell’articolo, che ha dialogato con David Shapard a proposito delle sue “Annotated Editions” delle opere di Jane Austen. Le edizioni curate da Shapard sono molto utili a chi voglia leggere i romanzi austeniani in lingua originale, grazie all’ausilio di note puntuali e approfondite.

JA vermont

Gentili lettori, David Shapard, autore di cinque edizioni annotate dei romanzi di Jane Austen – tutti a eccezione di Mansfield Park, la cui pubblicazione è prevista il prossimo anno – la prossima settimana si unirà alla Jane Austen Society of North America, Regione del Vermont, per il Burlington Book Festival. In quell’occasione ci parlerà di “The World of Jane Austen and her Novels” (“Il mondo di Jane Austen e dei suoi romanzi”), permettendoci di sbirciare nella società del primo Ottocento inglese, che pervade i romanzi di Austen, con un’attenzione particolare nei confronti della posizione e dei costumi dell’élite dominante e del ruolo delle donne in questa società.
Oggi do il benvenuto a David per una serie di domande e risposte a proposito del suo amore per Jane Austen e delle sue eccellenti edizioni annotate.
Dunque, benvenuto David. E grazie per essere così gentile da rispondere a tutte le mie domande!

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L’aspetto fisico in Jane Austen. Niente dita di mani o piedi

Abbiamo tradotto per voi un articolo tratto da Persuasions #13 del 1991, Jane Austen Images of the Body: No Fingers, No Toes di Carol Shields (Department of English, University of Manitoba, Winnipeg A3T 2N2).

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L’aspetto fisico in Jane Austen. Niente dita di mani o piedi ¹

“Una metà del mondo non riesce a capire i piaceri dell’altra metà” dice Jane Austen tramite la sua eroina Emma Woodhouse (Emma, cap. 9), e una lettura di Emma suggerisce che l’autrice appartiene a quella metà del mondo che è indifferente alle apparenze fisiche. Le sue complicazioni e svolte narrative vengono generate per caso o in seguito a un ragionamento e mai per necessità o per reazione corporale. Il cervello – poiché Jane Austen si riferisce spesso a quel particolare organo materiale – comanda sul resto del corpo, che viene trattato con cosa? Indifferenza? Mancanza di curiosità? Noncuranza? O forse una metaforica scrollata di spalle che quasi lo cancella. Altrimenti la sua strategia, che sia consapevole o meno, punta a valori che lei crede siano di supporto a una comunità rispettabile di individui.

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Soldi, soldi, soldi… 2

La gente è più propensa a prendere in prestito ed elogiare, che a comprare – cosa che non mi meraviglia; – ma anche se mi piacciono gli elogi come a tutti, mi piace anche quello che Edward chiama la Grana.
(Lettera del 30 novembre 1814 alla nipote Fanny Knight)

Nella prima parte di questo articolo abbiamo curiosato nelle rendite dei personaggi austeniani, e abbiamo scoperto che la forbice tra i più ricchi e i più (relativamente) poveri era molto ampia: dalle 12.000 sterline l’anno di Mr. Rushworth alle 40 delle sorelle Bennet. Ma Jane Austen di che rendita disponeva? Quanto ha guadagnato con le sue opere? Come spendeva i suoi soldi?

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Mansfield Park: determinare le intenzioni autorali

Nell’articolo che segue, tradotto dall’originale apparso nel 2005 nella rivista “Persuasions on-line”, l’autrice affronta diverse questioni, sia riguardanti in generale l’interpretazione delle opere letterarie, sia legate in modo specifico a Mansfield Park, mettendo particolarmente in luce quelli che definisce “azzardati fraintendimenti”, derivanti da letture che tendono a cercare nel testo non quello che effettivamente c’è, ma ciò che si desidera trovare in esso.

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Mansfield Park: determinare le intenzioni autorali
di Melissa Burns
V.26, NO.1 (Winter 2005)

Se già non lo è, dovrebbe essere una verità universalmente riconosciuta che l’interpretazione letteraria richieda da parte del critico un alto grado di diffidenza. Il problema di determinare le intenzioni autorali è quasi insolubile in assenza dell’autore, eppure resta lo scopo ultimo dell’analisi letteraria. Il campo degli studi letterari ha avuto negli anni ’60 una svolta radicale nel riflettere e analizzare la letteratura, con l’emergere di nuove scuole storiografiche dell’analisi letteraria (post-strutturalismo, post-colonialismo e femminismo inclusi), che sono diventate dominanti in questo campo per studiosi e studenti universitari. Queste scuole di pensiero si sono talmente avvicinate a uno degli estremi dello spettro interpretativo, che non solo hanno oscurato l’autore rispetto al testo, ma lo hanno del tutto eliminato. Mentre consentono ai lettori di determinare l’applicabilità a un testo dato, si tengono lontane dal tentativo di scoprire qualsiasi intento autorale originale. È difficile credere che uno scrittore, specialmente uno scrittore del diciannovesimo secolo, si sedesse a scrivere un romanzo di quattrocento pagine senza avere delle specifiche intenzioni, e che non sia uno degli scopi del lettore cercare di scoprire quali possano essere state le probabili intenzioni dell’autore.

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