In uscita l’edizione italiana di Orgoglio e Pregiudizio a fumetti firmata Marvel

orgoglio_pregiudizio_marvel_paniniNell’anno del Bicentenario della pubblicazione di Orgoglio e Pregiudizio, non poteva mancare l’edizione italiana del fumetto che Marvel ha dedicato al capolavoro di Jane Austen, grazie a Panini Comics, che pubblica in Italia i fumetti Marvel.
La versione in formato graphic novel della vicenda di Elizabeth Bennet & Co. ha avuto grande successo nella versione originale pubblicata nel 2009 negli Stati Uniti. Il testo è stato adattato con grande abilità da Nancy Butler e illustrato da un disegnatore molto apprezzato dagli appassionati dei fumetti Marvel, Hugo Petrus.
La traduzione italiana è stata curata da Nadia Terranova, scrittrice e traduttrice nonché appassionata ammiratrice di Jane Austen.

Il libro arriverà in libreria il 18 luglio ma è già disponibile in fumetteria e nello shop on-line da questa settimana. In quest’ultimo caso, Panini offre sul proprio sito uno sconto del 10% sul prezzo di copertina.

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Fratelli e sorelle

Il nostro recente post “Sorelle nel romanzo e nella realtà” ci ha fatto ripensare a quale importanza rivestano, nella biografia e nelle storie di Jane Austen, i rapporti tra fratelli e sorelle.

Le lettere di Austen che sono giunte fino a noi sono la principale testimonianza della forza del legame esistente tra l’autrice e la sorella maggiore Cassandra (uniche due femmine nella numerosa prole di Mr e Mrs Austen); il ruolo di Cassandra è quasi quello di uno specchio sul quale si riflettono i pensieri di Jane, ovvero quelle sue immediate “prime impressioni” del tutto libere dai normali ripensamenti generati dalla necessità della scrittura narrativa. Grazie alle lettere possiamo percepire la straordinaria portata dell’ironia di Jane, ma possiamo anche indulgere nella tenerezza di certe sue manifestazioni di rimpianto, o ci viene data la possibilità di interpretare talune ambiguità delle sue opinioni e dei suoi ricordi.

Jane e Cassandra Austen nel film Becoming Jane

Non sorprende, di conseguenza, che i protagonisti dei sei romanzi canonici siano sempre rappresentati, nel bene e nel male, in affinità, in paragone o in conflitto con i loro fratelli o le loro sorelle. Se i più celebri esempi di tale raffigurazione sono senz’altro Jane e Elizabeth Bennet (Orgoglio e pregiudizio) e Elinor e Marianne Dashwood (Ragione e sentimento), sulle quali si sono espressi, come visto anche nel post citato in precedenza, commenti e elucubrazioni relativi ad una possibile immedesimazione dell’autrice con le sue creature, molto interessanti sono, a nostro avviso, anche altri rapporti di fraternità e sorellanza, forse considerati con minore frequenza.

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Spilli sul grembiule di Jane Austen*

Sul sito di The Spectator (http://blogs.spectator.co.uk/cfletcher/2013/05/jane-austens-pinny/) abbiamo rintracciato un articolo molto interessante a proposito della conservazione e la datazione di manoscritti di importanza cruciale, come possono essere quelli di Jane Austen. La firma di questo articolo, pubblicato lo scorso 28 maggio, è di Christopher Fletcher, Responsabile delle Collezioni Speciali alla Bodleian Library (Oxford). Ecco la traduzione del suo testo:

“Quasi due anni sono passati da quando la Bodleian ha festeggiato la sua combattutissima acquisizione (a un’asta davvero snervante) della bozza manoscritta di Jane Austen del romanzo incompiuto I Watson. Rinnoviamo i nostri ringraziamenti al National Heritage Memorial Fund, agli “Amici della Bodleian”, agli “Amici delle Biblioteche Nazionali”, al Jane Austen Memorial Trust e a tutti i Janeites che ci sostengono ovunque nel mondo.

Una volta che un manoscritto viene portato nel cuore della Bodleian, riparato, catalogato e collocato in sicurezza, deve poi essere studiato. Così fu che a un seminario con la Professoressa Kathryn Sutherland, un’autorità su Austen qui ad Oxford, e con Andrew Honey, conservatore in capo alla Bodleian, ci siamo ripromessi di non considerare solo gli enigmi intellettuali e testuali del manoscritto – le cancellature, le correzioni, le false partenze – ma anche le qualità essenziali, materiali dell’oggetto. Abbiamo imparato di tutto, incluso il modo di restringere il campo delle possibili date di composizione: semplicemente sovrapponendo immagini su una lavagna luminosa, Andrew ha associato la grana e la filigrana della carta del manoscritto con una lettera scritta da Jane alla sorella Cassandra il 24 agosto 1805 (ora conservata alla Houghton Library, Harvard University).

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Sorelle nel romanzo e nella realtà

Traduciamo per voi un articolo apparso sul Telegraph dello scorso 28 maggio. Si tratta di un estratto dal volume The real Jane Austen, di Paula Byrne
(http://www.telegraph.co.uk/culture/hay-festival/10082435/Hay-Festival-2013-The-real-Jane-Austen.html):

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Jane Austen è stata una dei primi romanzieri a scrivere a proposito di coppie di sorelle. In Ragione e sentimento (1811) e in Orgoglio e pregiudizio (1813), ci troviamo a cospetto di sorelle il cui rapporto reciproco ha lo stesso valore ai fini della storia di quanto ne abbia il loro interesse nelle relazioni amorose. I lettori sono stati dunque tentati di tracciare dei parallelismi tra le sorelle dei romanzi e le sorelle Austen.

Le sorelle Bennet nella versione di Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright (2005)

Sono sempre le sorelle minori, come Elizabeth Bennet e Marianne Dashwood, ad essere descritte come coloro che dicono cose scioccanti alle loro sorelle maggiori, provocando sia la loro indignazione che le loro risate. Di questo stesso tenore appaiono le lettere di Jane a Cassandra. Contemporaneamente, le sorelle maggiori, di ottime maniere e più prudenti, sono state paragonate a Cassandra stessa. Non è forse Elinor Dashwood appassionata di disegno, come Cassandra? E la più giovane e burrascosa Marianne Dashwood di Ragione e sentimento non condivide con la sua creatrice l’amore per la musica e i romanzi?

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Le radici di Jane Austen nello Hampshire

Vi offriamo qui la traduzione di un sognante articolo di Sophie Campbell alla scoperta delle radici di Jane Austen (pubblicato sul Telegraph lo scorso 16 aprile). Potreste trovarlo utile come una piccola guida per un meraviglioso viaggio nei luoghi di Jane! Scrive Campbell:

Ci troviamo sotto una disordinata fila di alberi inglesi, a sbirciare un deserto campo dello Hampshire che si stende al di là di una recinzione di filo spinato. Fa così freddo che la terra stessa sembra stretta nella sua morsa, mentre digrada in direzione di una siepe, una cancellata e una stradicciola di campagna. Questo è il luogo dove nacque Jane Austen, ma non si vede alcuna insegna marrone (in Inghilterra i luoghi di interesse turistico sono contrassegnati da indicazioni su fondo marrone, NdT). Non si vede neppure una casa: il rettorato di Steventon, con le sue sette stanze, il suo rustico porticato, l’orto di Mrs Austen e il granaio dove Jane e i suoi fratelli giocavano, sono scomparsi da tempo.

E tuttavia noi guardiamo. La nostra celebre romanziera potrebbe aver rotolato giù da questa collina quand’era bambina, come Catherine Morland in L’abbazia di Northanger. O anche no, ma questo è il bello del turismo letterario: puoi sognare.

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Jane Austen e il matrimonio

Romina Angelici continua i suoi viaggi tematici nelle lettere e nelle opere di Jane Austen.

Il matrimonio: un lieto fine da romanzo ma non uno scopo di vita a tutti i costi. È a questo riguardo che si intuisce lo spirito più femminista e moderno della scrittrice.
A detta della nipote Caroline (nel suo Memoir), raramente la zia esprimeva un’opinione, ma in una delle rare eccezioni in cui evidentemente si lascia andare per amore della nipote Fanny, Jane non esita a sostenere un’opinione precisa:

ti supplico di non impegnarti oltre, e di non pensare di accettarlo a meno che non ti piaccia davvero. Qualsiasi cosa è preferibile o più tollerabile dello sposarsi senza Affetto;
(Lettera 109, 18-20 novembre1814, a Fanny Knight)

Un’opinione già espressa sei anni prima, con parole molto simili:

Il matrimonio di Lady Sondes mi sorprende, ma non mi offende; – se il suo primo matrimonio fosse stato per affetto, o ci fosse una Figlia da crescere, non l’avrei perdonata – ma ritengo che chiunque abbia diritto almeno una volta nella vita a sposarsi per Amore, se può
(L63, 27-28 dicembre 1808)

Del resto aveva abbastanza esperienza dei legami matrimoniali più o meno riusciti e soprattutto considerava disincantata che un affetto poco convinto avrebbe resistito poco alla prova del tempo e delle difficoltà. Sapeva bene che, nella vita reale, dopo le nozze non esisteva il finale delle favole “e vissero tutti felici e contenti” e la convivenza coniugale poteva non essere affatto tutta rose e fiori. Forse pensava proprio a questo, quando scrisse l’inizio dell’ultimo capitolo di Mansfield Park:

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