“Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare”
Nel leggere i capitoli centrali di Mansfield Park, quando Mr. Crawford decide di corteggiare Fanny Price perché le sue cugine Maria e Julia Bertram sono partite per il viaggio di nozze della maggiore, non posso fare a meno di pensare alla canzone di Luigi Tenco. Fanny Price non diventa più interessante o più carina all’improvviso, ma agli occhi di Henry Crawford è così perché è l’unica alternativa che gli è rimasta. Inoltre il nostro cattivo approfitta dell’occasione per cercare di aggiungere un’altra conquista al suo elenco. Sa di essere affascinante, ha modi e ricchezze, e non riesce a concepire che una giovane possa rispondere con un rifiuto a una sua proposta di matrimonio. Non vi sembra di riconoscere in questo un altro ben più celebre personaggio austeniano? Mr Darcy, tuttavia, ha tutt’altro carattere e valori molto più solidi a raccomandarlo, per cui, mentre al rifiuto di Elizabeth può rispondere con una lettera che spiega e giustifica ampiamente le sue azioni, Crawford non può fare altrettanto, restando nondimeno intrappolato nella sua stessa rete e innamorandosi dell’irraggiungibile Fanny Price.
Ho sempre considerato Henry Crawford come il più negativo dei villain austeniani, il più subdolo per quanto riguarda la sfera dei sentimenti, forse proprio perché è il più immotivato nelle sue azioni, dunque il più crudele. Gli altri cattivi sono spinti da esigenze economiche, dall’avidità. È l’immotivata insensibilità, la sua incostanza, l’indifferenza per i sentimenti delle signorine verso le quali dirige le sue attenzioni a rendere Crawford peggiore degli altri.
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