Storia di una pronipote

Il 5 aprile 2014 il quotidiano australiano The Sydney Morning Herald ha pubblicato, a firma di Linda Morris, un’intervista molto particolare. La giornalista ha infatti dialogato con Caroline Knight, pronipote di Jane Austen.

chawton houseIn comune con la sua celeberrima antenata Caroline Knight ha solo i capelli castani e il fatto di essere vissuta a lungo a Chawton House: ma laddove Jane frequentava la grande casa solo nel corso delle sue visite al fratello Edward, Caroline e il proprio fratello, Paul, sono gli ultimi Knight a essere nati e cresciuti tra quelle mura.

Lo scorso febbraio Caroline ha deciso di spezzare il silenzio a proposito della sua parentela e ha annunciato, insieme a Marcia Chapman (presidente della Jane Austen Society of Melbourne), l’apertura della Jane Austen Literary Foundation. L’idea della fondazione è quella di invitare studiosi, appassionati, scrittori, attori, produttori e società di merchandise – chiunque, insomma, possa aver tratto profitto dal nome di Jane Austen – a elargire delle donazioni che saranno poi impiegate per il finanziamento di programmi di istruzione (sia nello Stato da cui proviene la donazione, sia in Paesi in via di sviluppo). La fondazione sarà presentata a Oxford il 16 aprile e a Melbourne in giugno: l’obiettivo di Caroline è raccogliere 10 milioni di dollari, ma il nome di Jane Austen sembra aver aperto scenari che la pronipote non riteneva possibili. Tra i suoi progetti, ad esempio, c’è un ballo di beneficenza da tenersi a Hollywood, dove di certo non mancano attori di primo livello che hanno interpretato sullo schermo i personaggi e le storie austeniane.

Finora Caroline Knight ha condotto una vita ben lontana dai fasti letterari evocati dalla sua antenata. Negli anni è diventata un’importante manager in agenzie di marketing, e non ha mai voluto rivelare le proprie illustri parentele. Solo dopo che Marcia Chapman l’ha invitata a parlare al “Janefest” di Melbourne si è sentita condurre verso “il posto dove è ovvio che io stia”.

La famiglia Knight ha dimorato a Chawton dal 1309 fino a una ventina d’anni fa. Caroline è stata battezzata nella chiesa della proprietà ed è cresciuta in un mondo in cui i suoi parenti svolgevano il ruolo di organizzatori delle feste del villaggio, della fiera dell’orticoltura, delle funzioni natalizie, dei convegni dei cacciatori e del ballo annuale. A scuola, molti dei suoi compagni erano figli o nipoti dei domestici che lavoravano per la sua famiglia. Lesse Orgoglio e Pregiudizio quando aveva 13 o 14 anni, ma non le piacque, perché vi ritrovò lo stesso ambiente in cui viveva, caratteri che riconosceva, il modo di comunicare delle persone a cui era abituata da sempre. La pagina del libro per lei più dolorosa fu quella in cui Mrs. Bennet si chiede disperata quale destino toccherà a lei e alle figlie dopo la dipartita del marito e l’ingresso di Mr. Collins, da padrone, a Longbourn. Quella era più o meno la situazione in cui la stessa Caroline si ritrovava: quando il nonno fosse morto, le tasse di successione e gli oneri di mantenimento della casa avrebbero decretato l’allontanamento dei Knight da Chawton. La loro ultima riunione di famiglia a Chawton House, infatti, ebbe luogo nel 1988, e fu organizzata proprio in occasione del diciottesimo compleanno di Caroline.

Caroline racconta che negli ultimi tempi la casa era un’unione di illusoria ricchezza (nel solenne ingresso, in salotto, nella biblioteca) e di caos, rovina e decadenza (sul tetto, nelle cucine, nelle soffitte e in alcune stanze tenute chiuse per anni), e benché quel luogo le manchi molto, si dichiara felice che lo zio Richard Knight abbia trovato il modo di ristrutturare e preservare Chawton House – con l’aiuto della filantropa americana Sandy Lerner.

Come Jane, Caroline sa ricamare, cantare e suonare il pianoforte; sostiene che se non si fosse trasferita in Australia non avrebbe spezzato il silenzio sui propri eccezionali legami familiari, ma ammette di essersi resa conto solo nell’ultimo anno di quanto la sua infanzia sia stata unica. “Ho capito di essere l’ultima, e quando me ne sarò andata la mia esperienza diretta e la conoscenza di prima mano del mondo in cui Jane è vissuta… verranno via con me. Ora so di poter offrire alla comunità austeniana qualcosa di straordinario.”

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