Spilli sul grembiule di Jane Austen*

Sul sito di The Spectator (http://blogs.spectator.co.uk/cfletcher/2013/05/jane-austens-pinny/) abbiamo rintracciato un articolo molto interessante a proposito della conservazione e la datazione di manoscritti di importanza cruciale, come possono essere quelli di Jane Austen. La firma di questo articolo, pubblicato lo scorso 28 maggio, è di Christopher Fletcher, Responsabile delle Collezioni Speciali alla Bodleian Library (Oxford). Ecco la traduzione del suo testo:

“Quasi due anni sono passati da quando la Bodleian ha festeggiato la sua combattutissima acquisizione (a un’asta davvero snervante) della bozza manoscritta di Jane Austen del romanzo incompiuto I Watson. Rinnoviamo i nostri ringraziamenti al National Heritage Memorial Fund, agli “Amici della Bodleian”, agli “Amici delle Biblioteche Nazionali”, al Jane Austen Memorial Trust e a tutti i Janeites che ci sostengono ovunque nel mondo.

Una volta che un manoscritto viene portato nel cuore della Bodleian, riparato, catalogato e collocato in sicurezza, deve poi essere studiato. Così fu che a un seminario con la Professoressa Kathryn Sutherland, un’autorità su Austen qui ad Oxford, e con Andrew Honey, conservatore in capo alla Bodleian, ci siamo ripromessi di non considerare solo gli enigmi intellettuali e testuali del manoscritto – le cancellature, le correzioni, le false partenze – ma anche le qualità essenziali, materiali dell’oggetto. Abbiamo imparato di tutto, incluso il modo di restringere il campo delle possibili date di composizione: semplicemente sovrapponendo immagini su una lavagna luminosa, Andrew ha associato la grana e la filigrana della carta del manoscritto con una lettera scritta da Jane alla sorella Cassandra il 24 agosto 1805 (ora conservata alla Houghton Library, Harvard University).

Ma la cosa che ha veramente solleticato l’attenzione del gruppo di bibliofili sono stati gli spilli infilati nel manoscritto. Prima dell’invenzione della graffetta a metà del diciannovesimo secolo, gli spilli erano comunemente usati per raccogliere insieme dei fogli, o per affiggere alle pagine altri pezzetti di carta per aggiungere parti di testo o fare correzioni (oggi noi usiamo il terribile post-it). Ai fini della conservazione e della gestione di un manoscritto in una biblioteca, gli spilli devono essere rimossi, con la cura che è necessaria per proteggere la natura originale del materiale. Scommetto che a quel punto la maggior parte degli archivisti e dei conservatori li butta nel cestino. Noi no.

Esaminando gli spilli che fissavano diversi pezzetti di carta nel manoscritto di Austen, Andrew ha ordinato dagli “scaffali sicuri” le scatole con la nostra collezione di “spilli datati e databili” (contenenti anche graffette, in verità). Questa estesa tassonomia pungente, i cui contenuti risalgono fino al 1617, è stata creata nel corso degli anni da archivisti e conservatori che hanno lavorato sul nostro patrimonio cartaceo. Hai trovato uno spillo? Toglilo, esaminalo, stabiliscine una probabile data in considerazione della sua forma, o del documento sul quale era appuntato, archivialo con i suoi simili infilandolo nel primo foglio di carta che ti capita sotto mano (incluse le richieste di ferie del personale) e poi riponilo nella scatola (vedi sotto).

A che scopo? Per aiutare a datare raccolte di manoscritti altrimenti imperscrutabili, a tracciare i cambiamenti occorsi negli anni all’organizzazione dei documenti (cosa veniva assemblato con cosa, e quando) e, beh, semplicemente per ricordare e celebrare il bizzarro e meraviglioso mondo degli spilli. Lascio agli altri i commenti su ulteriori interpretazioni accademiche. Ma mi chiedo se, ogni tanto, ci sia in gioco una motivazione più intima. Nel Don Juan Byron cita gli spilli, “che certo furono inventati per i nostri peccati, -/ facendo di una donna un porcospino,/ da non toccarsi avventatamente”.

Non è struggente pensare che quelle testimonianze dei rattoppi e del conflitto creativo di Jane possano in passato essere state appuntate al suo grembiule?”

 

* Il titolo originale dell’articolo è Jane Austen’s pinny. La parola “pinny” è abbreviazione di “pinafore”, ovvero “grembiule”, ma rimanda anche a “pin” (“spillo”). La traduzione che abbiamo scelto tenta di rievocare entrambi i significati.

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2 commenti

  1. Eh, credo che anche un solo spillo di Jane Austen avrebbe una vita da raccontarci…. magari poterne stringere uno fra le mani anche solo una volta nell’esistenza !

  2. oggi abbiamo il computer addirittura ma prima il copia e incolla, l’inserimento di un pezzo, diventavano veramente lavori di sartoria.
    una curiosità davvero, un espediente a cui ingegnosamente prima si faceva ricorso e cmq senza perdere l’ordine e la chiarezza.
    E Lei me la immagino armeggiare con gli spilli nascosti nel grembiule…

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