Le edizioni italiane

Copertina, antiporta e frontespizio della prima edizione Mondadori di "Orgoglio e prevenzione"
Copertina, antiporta e frontespizio della prima edizione Mondadori di “Orgoglio e prevenzione”

L’avventura italiana delle opere di Jane Austen iniziò con molto ritardo. Solo nel 1932, infatti, fu pubblicata la prima traduzione nella nostra lingua; si trattava di Orgoglio e pregiudizio, anzi di Orgoglio e prevenzione, dato che questo fu il titolo scelto da Mondadori. Il traduttore era Giulio Caprin, e quell’edizione di oltre ottant’anni fa è ancora in commercio, sia pure con il titolo che è ormai entrato nell’uso corrente e con qualche ritocco alla traduzione, dove, per esempio, i nomi italianizzati (Bettina per Elizabeth, Giovanna per Jane, Don Guglielmo e Donna Lucas per i coniugi Lucas, ecc.) sono stati ricondotti alla grafia dell’originale.

Edizione del 1957 con il titolo originale
Edizione del 1957 con il titolo originale

Da allora le edizioni sono state moltissime, e dagli anni Novanta in poi (con la sola eccezione di un’antologia di opere giovanili pubblicata nel 1979) si è cominciato anche a tradurre altro: le opere giovanili, appunto (i cosiddetti “Juvenilia”), gli incompiuti, Lady Susan e l’epistolario. Per quest’ultimo, però, esiste una sola edizione parziale, ormai praticamente introvabile, e un’edizione completa è disponibile solo on-line.

La fama mondiale di Jane Austen ha cominciato a diventare un fenomeno di massa anche a causa delle trasposizioni cinematografiche, a partire dal famoso Orgoglio e pregiudizio hollywoodiano del 1940 con Laurence Olivier e Greer Garson, che via via si sono fatte più frequenti, e che hanno fatto avvicinare moltissimi lettori alle sue opere, dando così vita a quello che oggi si può chiamare senza esagerare un fenomeno mondiale, che ha risvolti di varia natura: dagli innumerevoli “derivati” austeniani (sia letterari che cinematografici e televisivi) ai gadget più fantasiosi, dai meeting in costume organizzati in varie parti del mondo agli innumerevoli studi critici e biografici che hanno fatto assumere dimensioni enormi alla bibliografia austeniana.
L’Italia partecipa attivamente, e a tutti i livelli, a questo fenomeno (la nascita della JASIT meno di un anno fa ne è uno degli esempi), e anche dal punto di vista strettamente letterario, e limitato alle sue opere, le edizioni dei sei cosiddetti “romanzi canonici” sono moltissime, anche considerando solo quelle ancora in commercio. Se si fa una ricerca nel catalogo delle biblioteche italiane si trovano circa seicento edizioni (comprese ovviamente le ristampe) e i traduttori che si sono cimentati con le sue opere sono oltre cinquanta.

Abbiamo quindi ritenuto che fosse utile riunire le edizioni italiane in un elenco che via via sarà aggiornato con nuove traduzioni e vecchie edizioni non ancora presenti. Abbiamo creato una pagina: “Edizioni italiane” (il link è nella barra in alto), che rimanda alle pagine dedicate a ciascun romanzo (oltre a una che comprende le lettere e le altre opere), dove troverete i dati bibliografici e due esempi di traduzione, che permetteranno anche di verificare, sia pure con degli esempi limitati, le diverse scelte dei vari traduttori e traduttrici, e, perché no, anche di scegliere quella che gradiamo di più.
Inoltre, in fondo alla pagina “Bibliografia italiana” (anche questa presente nei link in alto), troverete l’elenco sintetico di tutte le traduzione dei romanzi che abbiamo rintracciato, in ordine di data di uscita della prima edizione. Contiamo, nel tempo, di integrare i due elenchi, ovvero di permettere la lettura dei due esempi di traduzione per tutte le edizioni italiane.

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3 commenti

  1. Penso che potrebbe tracciarsi oltre alla storia delle edizioni italiane, anche quella delle rispettive prefazioni (alcune delle quali veramente di pregio) comunque utili alla ricostruzione dell’orientamento della critica negli anni

    1. È vero. In effetti, la lettera di Wentworth tradotta con il “lei” sembra quasi un’altra cosa, sembra marcare una certa distanza; ce n’è poi una con il “tu”, mentre le altre usano tutte il “voi”.

Che cosa ne pensi?