Sono tutta sola. Edward se n’è andato nei suoi Boschi. – In questo momento ho cinque Tavoli, Ventotto Sedie e due caminetti tutti per me.
È il 3 novembre del 1813, e Jane Austen sta scrivendo alla sorella Cassandra da Godmersham Park, la residenza nel Kent del fratello Edward, che dall’anno precedente non si chiamava più Austen ma Knight, il cognome del lontano parente che lo aveva adottato da bambino. Le parole di JA sulle sedie, i tavoli e i caminetti a sua disposizione ci forniscono una descrizione concisa ma puntuale delle sue sensazioni nel ritrovarsi in quella casa così lussuosa, così diversa dal cottage di Chawton dove le Austen risiedevano dal 1809.
A Godmersham, sia Jane che la sorella Cassandra andavano abbastanza spesso. Cassandra era quasi sempre presente in occasione delle numerose nascite dei figli di Edward e della moglie Elizabeth Bridges, figlia di un baronetto della vicina proprietà di Goodnestone Park, e queste visite frequenti si sono rivelate molto utili ai futuri biografi, vista la quantità di lettere rimaste indirizzate o provenienti dalla casa di Edward.
Nell’anno in cui fu scritta la lettera citata all’inizio, Edward era vedovo da cinque anni; la moglie era morta pochi giorni dopo la nascita dell’undicesimo figlio, Brook John, assistita da Cassandra, che, come al solito, era andata in occasione della nascita. La tenuta era molto estesa, in un paesaggio tipicamente inglese, con un ampio parco, un fiumiciattolo che scorreva accanto al muro che delimitava i confini della casa e del parco privato, e un piccolo tempietto greco sulla sommità di una pendio che saliva dalla casa verso i boschi.
Alla morte di Edward Knight (1852) la proprietà andò interamente, come si usava allora, al primogenito maschio, sempre Edward, che la vendette pochi anni dopo con grande dispiacere delle sorelle, come si può leggere in una interessante biografia dedicata ai figli di Edward e in particolare alle sorelle Marianne, Louisa e Cassandra Jane: Sophia Hillan, May, Lou & Cass. Jane Austen’s Nieces in Ireland, Blackstaff Press, Belfast, 2011. L’edificio è ora sede di un college della “Association of British Dispensing Opticians” e gli interni non sono visitabili, ma si può passeggiare liberamente nel parco e, ovviamente, nei dintorni, fino ad arrivare alla vicina chiesa di St. Lawrence the Martyr, dove ci sono le tombe di Edward Knight e della moglie.
La visita di Godmersham, oltre a essere un piacere per le passeggiate tranquille e solitarie, assume un significato particolare se si hanno in mente le lettere di Jane Austen, dove troviamo moltissime descrizioni della vita movimentata e piena di impegni con vicini e conoscenti, delle gite nella vicina Canterbury, dei giochi con i nipoti più piccoli, del rapporto con la nipote più grande, Fanny, nata nel 1793 (quindi diciotto anni dopo la zia) e che Jane negli ultimi anni definiva “quasi una sorella”.
Ma oltre alle lettere di Jane Austen abbiamo anche un altro documento prezioso per rivivere quelle visite a Godmersham: i diari di Fanny, mai pubblicati integralmente ma molto citati in un libro di Deirdre Le Faye: A Chronology of Jane Austen and her Family (Cambridge University Press, 2006). Nell’estate del 1805 le Austen, con la nipote Anna, figlia di James, andarono a trovare Edward (arrivarono il 19 giugno e fermarono fino al 17 settembre), e Fanny, allora dodicenne, descriveva così i giochi organizzati con l’ausilio degli adulti:
Oggi un giorno intero di vacanza. Le zie e la nonna hanno giocato alla scuola con noi. Zia Cassandra faceva Mrs. Teachum l’Istitutrice, zia Jane Miss Popham l’Insegnante, zia Harriet [una delle sorelle della madre] Sally la Domestica, Miss Sharpe [la loro istitutrice] l’Insegnante di Danza il Farmacista e il Sergente, la Nonna Betty Jones la Pasticcera e Mamma l’Inserviente dei Bagni. Erano vestite in Costume ed è stata una giornata deliziosa. Dopo il dolce abbiamo recitato un commedia intitolata “Virtue rewarded” [La Virtù ricompensata]. Anna faceva la Duchessa St. Albans, io la Fata Serena e Fanny Cage [cugina e coetanea di Fanny] la Pastorella “Mona”. La sera abbiamo avuto una Coppa di Syllabub. [una bevanda di latte e sidro, spesso dolcificata e aromatizzata]
(Diario di Fanny Austen, 26 giugno 1805)
Zia Cassandra, zia Jane, Anna, Edward, George, Henry, William e io abbiamo recitato “The Spoilt Child” [Il figlio viziato] e “Innocence Rewarded” [L’innocenza ricompensata] e poi abbiamo ballato e abbiamo trascorso una serata deliziosa.
(Diario di Fanny Austen, 30 luglio 1805)
Osservare la casa, anzi, sarebbe meglio dire il palazzo, passeggiare per il parco e lungo il fiume, arrivare fino alla vicina chiesa, camminare verso il tempietto isolato sulla collinetta, ci fa in un certo senso rivivere quei soggiorni che alternavano la tranquillità della campagna all’inevitabile ma giocosa confusione della casa di una famiglia con undici figli e una gran quantità di domestici, dove però, come abbiamo visto, non era difficile isolarsi.
All’impossibilità di visitare gli interni possiamo comunque porre rimedio con qualcosa che è familiare agli appassionati austeniani: la lettura. Possiamo, per esempio, andare al capitolo XVIII di Jane Austen: i luoghi e gli amici, e leggere la descrizione che ci fornisce l’autrice, Constance Hill, che insieme alla sorella Ellen, incaricata di immortalare i luoghi visitati con la sua matita, fece una sorta di pellegrinaggio letterario sulle orme di Jane Austen:
Godmersham Park si trova in una località boscosa e ondulata a circa otto miglia a sud-ovest di Canterbury, ed è bagnata da un bel fiumicello, lo Stoure. La casa, un edificio basso e lungo di pietra bianca con due ali, ha un ampio portico sorretto da colonne. Abbiamo attraversato questa solenne entrata con il cortese permesso dell’attuale proprietario, e ci siamo sedute dove sedeva Jane, osservando, come sicuramente faceva Jane, gli assolati pendii del parco, dove il cervo si nutriva sotto l’ombra degli alberi. Un grande atrio squadrato occupa il centro della magione, ricco di porte d’ingresso fiancheggiate da bianchi pilastri e sovrastate da frontoni. […] Il salotto è nella parte posteriore della casa. È una lunga sala con porte-finestre da cui si vedono aiuole fiorite e prati che arrivano fino a una radura in salita sul lato della collina boscosa. Qui Jane era seduta a scrivere alla sorella in un giorno di novembre: … [segue la citazione della lettera riportata all’inizio].
Se poi siamo austeniani impenitenti, nulla ci vieta di fare qualche miglio per andare a Goodnestone Park, dove Jane fu ospite diverse volte, e lì immaginarla mentre conversa o passeggia con le sorelle della cognata Elizabeth, o, perché no, mentre declina una (probabile) proposta di matrimonio di uno dei fratelli Bridges, Edward Brook. Attenzione però, non si tratta della famosa proposta di matrimonio accettata la sera e poi rifiutata il mattino dopo. Quello è un episodio del dicembre del 1802, riguardava Harris Bigg-Wither, e si svolse mentre Jane si trovava a Manydown, nei dintorni di Steventon, in visita alle sorelle di Harris, sue amiche da molto tempo.
In questo caso c’è un unico indizio, molto labile ma intrigante, viste le scarse notizie che abbiamo sulla sua vita sentimentale. In una lettera alla sorella del 7-9 ottobre 1808 (il 10 ottobre morirà Elizabeth Bridges e, come abbiamo visto, Cassandra era a Godmersham, mentre Jane era a casa a Southampton) si legge:
Mi auguro che tu possa accettare l’invito di Lady Bridges, anche se io non ho potuto farlo con quello del figlio Edward; – è una Donna simpatica, e mi onora ricordandosi di me. – Ti ricordi se la famiglia di Manydown usa distribuire la Torta di Nozze? – Mrs Dundas non vede l’ora di averne un pezzo dalla sua amica Catherine, e Martha che sa quale importanza lei attribuisca a cose del genere, si preoccupa per amore di entrambe che non ne venga fuori una delusione.
La frase “io non ho potuto farlo con quello del figlio Edward” ha fatto pensare a molti a una proposta di matrimonio, e il fatto che subito dopo, come se ci fosse stata un’associazione di idee, si parli Manydown, dove una proposta c’era sicuramente stata, e della torta di nozze di Catherine Bigg sembra in qualche modo avvalorare questa ipotesi, che comunque non è sorretta da alcun dato certo.
Insomma, oltre all’Hampshire, teatro dell’amore giovanile con Tom Lefroy a Steventon e della proposta di Harris Bigg-Wither a Manydown, anche il Kent potrebbe candidarsi come uno dei luoghi in cui Jane Austen ebbe a che fare con l’amore e il matrimonio non come scrittrice ma come donna.
Dal 2009 al 2013 ha tradotto tutte le opere e le lettere di Jane Austen, raccolte nel sito jausten.it. Ha scritto due biografie di Jane Austen: Jane Austen si racconta (Utelibri, 2012) e In Inghilterra con Jane Austen (Giulio Perrone Editore, 2022). Nel 2015 ha curato e tradotto Lady Susan e le altre (Elliot), una raccolta di romanzi e racconti epistolari di Jane Austen. Nel 2017, in occasione del bicentenario della morte di Jane Austen, ha curato tre volumi editi da Elliot: Juvenilia, Ricordo di Jane Austen e altre memorie familiari (di James Edward Austen Leigh) e I Janeites (di Rudyard Kipling), oltre a un’antologia delle lettere pubblicata da “La biblioteca di Repubblica-L’Espresso”, comprendente anche l’incompiuto Sanditon.
1 commento
Bellissimo questo tour guidato e sapientemente commentato!